VESUVIO: ECCO COME SIAMO STATI CAPACI DI COSTRUIRE UNA CITTA’ SOPRA LE COLATE LAVICHE DI DELLE ERUZIONI DI MENO DI 400 ANNI FA
La continua urbanizzazione intorno al Vulcano piรน pericoloso del mondo, รจ andata ad espandersi anche sopra i territori che dal 1631 ad oggi sono stati interessati da discese di lava
di Michele Cavallucci
Redazione Blue Planet Heart
Correva l’anno 1831 quando uno stimato geologo inglese di 27 anni, John Richardson Auldjo, si trovรฒ a Napoli durante una delle eruzioni rimaste impresse nelle cronache e nella storia della cittร Partenopea. John R. Auldjo era anche viaggiatore, scrittore ed artista. Membro della Royal Society per il Progresso delle Scienze Naturali.

Numerosi sono infatti i resoconti di viaggio scritti allโepoca da stranieri di tappa in cittร per il loro Grand Tour dellโItalia, cosรฌ come i dipinti e gli acquerelli che ritraggono il celebre vulcano mentre lancia fumo, fiamme e fiumi di lava dal cono che secoli prima era stato fatale alle cittร di Pompei ed Ercolano. Primo inglese (e 19esima persona) ad arrampicarsi sul Monte Bianco, John R. Auldjo fu uno stimato geologo, oltre che viaggiatore, scrittore ed artista. Membro della Royal Society per il Progresso delle Scienze Naturali, nel 1831 volle visitare il Vesuvio durante un periodo di vigorosa attivitร eruttiva.

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Ma una delle illustrazioni piรน importanti che il geologo inglese lasciรฒ ai posteri, oltre a diversi disegni fatti sul posto della lava che fuoriusciva dal cratere, o del Vulcano che fumigava o espelleva lava, รจ quella che raffigura il percorso delle colate laviche nei 200 anni che vanno dal 1631 al 1831, periodo di intensa attivitร del Vesuvio, che davvero eruttรฒ su diversi fronti del versante occidentale del suo caratere, da Nord-Ovest a Sud -Ovest

Se andiamo a confrontare questo eccezionale documento storico con una semplice immagine satellitare della NASA al visibile dell’area alle pendici del Vulcano, ci rendiamo conto di quanta popolazione ormai viva sui percorsi che avevano preso le colate laviche in quel periodo e come zone tipo Ercolano, San Giorgio a Cremano o anche Torre del greco, siano state costruite, e si siano poi espanse a livello urbanistico, sopra colate laviche del 1631 e successive

Ma se poi andiamo a vedere quanto accaduto dopo l’ultima eruzione, quella del 1944-45, allora ci rendiamo conto davvero di quanto sia stato tentacolare e incredibile lo sviluppo urbanistico in quelle zone con l’estensione delle costruzioni a uso abitativo anche sulle zone dell’edificio vulcanico, andando a raggiungere quote, sulle pendici del Vesuvio, assolutamente assurde e pericolose, rispetto alla potenzialitร eruttiva di questo Strato Vulcano.

Ecco una descrizione fatta ne marzo del 1944 dall’โagente dellโIntelligence Service britannico Norman Lewis, che fu un testimone dellโeruzione e nel suo libro โNaples โ44โ (1978), raccontรฒ dellโavanzata del fronte lavico nella cittร di San Sebastiano:
โ..La lava si muoveva alla velocitร di pochi metri allโora, e aveva coperto metร della cittร con uno spessore di circa 10 metri. La cupola di una chiesa, emergendo intatta dallโedificio sommerso, veniva verso di noi sobbalzando sul suo letto di cenere. Lโintero processo era stranamente tranquillo. La nera collina di scorie si scosse, tremรฒ e vibrรฒ un poco e blocchi cinerei rotolarono lungo i suoi pendii. Una casa, prima accuratamente circondata e poi sommersa, scomparve intatta dalla nostra vista. Un rumore da macina, debole e distante, indicรฒ che la lava aveva cominciato a stritolarla. Vidi un grande edificio con diversi appartamenti, che ospitava quello che chiaramente era stato il miglior caffรจ della cittร , affrontare la spinta della lava in movimento. Riuscรฌ a resistere per quindici o venti minuti, poi il tremito, gli spasmi della lava sembrarono passare alle sue strutture e anchโesso cominciรฒ a tremare, finchรฉ le sue mura si gonfiarono e anchโesso crollรฒโ.

Il Vesuvio infatti appartiene a questa categoria ed รจ stato caratterizzato, nella sua storia geologica, dall’alternanza di eruzioni effusive e esplosive, talvolta senza determinanti variazioni nella composizione del magma, fatto probabilmente favorito dalla chiusura del condotto principale per l’accumulo di magma viscoso. La pressione del magma e del gas sotto un condotto ostruito puรฒ crescere fino a provocare un’eruzione esplosiva. Le fasi esplosive tendono a distruggere la parte sommitale del vulcano e ad allargare il condotto, ripristinando le condizioni favorevoli per una successiva attivitร di tipo effusivo.

Perchรจ questa descrizione delle caratteristiche della tipologia di vulcano a cui appartiene il Vesuvio?
Perchรจ vorremmo farvi immaginare cosa potrebbe accadere oggi, nel 2017, se il Vesuvio, con poco preavviso come spesso avviene per gli strato vulcani, desse vita ad una eruzione esplosiva, del genere Pliniano, come avvenne nel 79 d.C. Le eruzioni di tipo Pliniano, hanno caratteristiche che, solo a descriverle e poi applicarle ad un modello di distribuzione della popolazione e dell’urbanizzazione come quello dell’area Vesuviana, fanno davvero pensare ad uno dei peggiori incubi che si possano avere.
Queste eruzioni prendono il nome da Plinio il giovane che per primo descrisse questo tipo di eruzione osservando l’eruzione del Vesuvio del 79 d.C.. Le eruzioni sono estremamente violente per via dellโalta viscositร dei magmi presenti nella camera magmatica dellโedificio vulcanico. Si formano frequentemente nubi ardenti, formate da gas e lava polverizzata e, durante l’esplosione, una grande colonna di ceneri, lapilli e gas detta colonna eruttiva si eleva per decine di chilometri nell’atmosfera. Terminata la spinta dei gas le ceneri e i lapilli ricadono formando colate piroclastiche devastanti per le regioni adiacenti all’eruzione.

Lasciandovi con l’ultima immagine della Nasa che ci mostra quanto sia incredibile l’urbanizzazione nel raggio di meno di 15 km dal cratere, ci preme ricordare che sono proprio queste le caratteristiche che lo rendono il Vulcano piรน pericoloso del mondo e che, pur essendoci dei ritardi e delle mancanze nell’elaborazione dei piani di evacuazione della protezione civile, nessuno punta il dito sul fatto che, in caso di eruzione di natura Pliniana, non penso ci sarebbe il tempo per pensare ad un coordinamento dei soccorsi ordinato e responsabile, purtroppo, in quanto Napoli e il suo Hinterland, oltre alla concentrazione demografica a dir poco assurda per essere alle pendici del Vesuvio, non ha arterie di comunicazioni tali da poter garantire una evacuazione veloce ed efficace per tutti gli abitanti, e che abbia la possibilitร di gestione del fattore “panico” che potrebbe far saltare qualsiasi cosa programmato su carta.
Quindi l’auspicio piรน grande che ci sentiamo di fare รจ che, si prenda coscienza del pericolo Vesuvio in maniera seria e che si metta mano alla viabilitร in primis, all’urbanizzazione selvaggia per seconda cosa, alla cultura della protezione civile per terza cosa, ben consapevoli che รจ impossibile ormai delocalizzare una cittร come Napoli e che, forse, il problema piรน grande in caso di eruzione, non sarebbe tanto l’evacuare la popolazione, ma ricollocarla in altro territorio visto che, se qualcosa di davvero importante a livello vulcanico dovesse accadere, per anni le persone non potrebbero tornare alle proprie case. E speriamo questo accada il piรน tardi possibile, meglio MAI
8 commenti
Ottimo lavoro. Sintetico, essenziale e con una visione convincente – purtroppo – degli scenari che si potrebbero verificare nel caso in cui il vulcano decidesse di risvegliarsi da quel suo lungo sonno che dura ormai da oltre 70 anni.
La possibilitร di un’eruzione Pliniana non รจ impossibile perchรฉ nelle viscere della montagna potrebbe esserci acqua in grado di innescare una freato-magmatica, come รจ giร avvennuto nel 79 d.C.
In proposito ricordo che durante un’escursione alle pendici del vulcano, compiuta molti anni fa, notai una piccola caverna sul fianco nord della montagna. Incuriosito entrai al suo interno e vidi una buca di una trentina di centimetri dalla quale emergeva il frastuono di un impetuoso torrente sotterraneo, posto probabilmente a qualche decina di metri di profonditร .
Dalla buca proveniva anche un vigoroso flusso d’aria certamente associato al veloce movimento delle acque.
Mi associo al cortese auspicio della Redazione Blue Planet Heart, circa l’accadimento indefinitamente ritardato di un prossimo evento, porgendo, nel contempo, un cordiale ringraziamento per l’articolo scientifico offerto.
Grazie infinite Rocco, purtroppo l’alibi del Piano di Evacuazione non regge piรน. Bisogna cercare di capire che la situazione partenopea, anche in virtรน dei continui condoni, รจ ormai drammatica
Le mappe non sono adeguate, purtroppo negli anni si รจ costruito fregandosene altamente del pericolo Vesuvio, e non solo, ci sono molti dei comuni dell’area vesuviana che non hanno nemmeno gli esperti e nemmeno si preoccupano di questo rischio. La zona gialla andrebbe rifatta, perchรจ nella zona gialla si prendono in considerazione comuni come Positano e non la frazione di Casoria: Arpino al confine con Volla e Cercola?
purtroppo la storia del piano di evacuazione presente o non presente inizia ad essere sempre di piรน una simil scusa in quanto non esistono le arterie stradali per consentire una evacuazione di massa cosรฌ…. contemporanea…. Zona gialla o zona rossa, in prossimitร di una eruzione che si spera non sia Pliniana, servono a poco. L’unica cosa che serve รจ organizzazione nella delocalizzazione in sicurezza delle persone
http://www.protezionecivile.gov.it/jcms/it/view_dossier.wp?contentId=DOS51544
La “zona gialla” ha subito nel tempo varie rimodulazioni, in considerazione dei nuovi dati e studi via via disponibili (vedi il link allegato).
Essenzialmente la sua “strana” definizione asimmetrica deriva dalla statistica sull’intensitร e direzione dei venti dominanti, con l’ipotesi di un’eruzione sub-pliniana in grado di creare una colonna di materiali vulcanici alta 18 km ( in grado quindi di penetrare la mesosfera ma non troppo in profonditร ).
Nelle ipotesi fatte, Arpino-Casoria รจ un pรฒ meno sottoposta ai pericoli di crolli per accumuli di ceneri sulle case, rispetto alla ben piรน distante Positano.
ร chiaro perรฒ che le considerazioni sono di tipo statistico come quando ascoltiamo una previsione meteo e decidiamo se andare o meno al mare. Solo che qui – purtroppo – la posta in gioco non รจ la giornata rovinata da un temporale ma la vita o la morte.
esattamente Vincenzo… e siamo pronti ad affrontarla??
Mia nonna di Lucera (Fg) mi raccontava dell’ultima eruzione che per giorni oscurรฒ il sole e della cenere che continuava a cadere ovunque e l’aria irrespirabile. Ero bimba ed ho ancora gli incubi di quel racconto!
Purtroppo, sperare che lโeruzione non avvenga MAI รจ una sciocca illusione! Lโunica cosa che possiamo fare รจ mettere la popolazione in guardia fermamente, senza sosta, fin dalle elementari, influenzando la cultura locale in merito; assillare continuamente i politici sul pericolo costante; combattere gli abusi edilizi e la malavita; aggiornare continuamente i piani di evacuazione e organizzare esercitazioni… cose di questo genere, ma con FORZA e DECISIONE! Oltre, ovviamente, a monitorare costantemente i due vulcani, perchรฉ neanche i Campi Flegrei possono essere sottovalutati!