Gli astronomi hanno individuato sette possibili candidate a megastrutture aliene

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Gli astronomi hanno individuato sette possibili candidate a megastrutture aliene

Nell’enorme mole di dati astrofisici raccolti negli ultimi decenni potrebbero nascondersi i segnali della presenza di sfere di Dyson, ipotetiche costruzioni realizzate da civiltà avanzate per sfruttare l’energia delle loro stelle. Ora alcuni scienziati ritengono di aver individuato sette candidate che meritano studi più approfonditi
di Simon Goodwin/The Conversation
www.lescienze.it

Ci sono tre modi per cercare prove di civiltà tecnologiche aliene. Uno è quello di cercare tentativi deliberati di comunicare la loro esistenza, per esempio attraverso trasmissioni radio. Un altro è cercare prove di una loro visita nel sistema solare. Una terza opzione è quella di cercare segni di progetti ingegneristici su larga scala nello spazio.

Un team di astronomi ha adottato il terzo approccio, cercando tra i dati di recenti indagini astronomiche per identificare sette megastrutture  candidate a essere costruzioni aliene, note come sfere di Dyson, “meritevoli di ulteriori analisi”.



Si tratta di uno studio dettagliato alla ricerca di “stranezze” tra le stelle, oggetti che potrebbero essere appunto megastrutture aliene. Tuttavia, gli autori sono attenti a non fare affermazioni esagerate. I sette oggetti, tutti situati entro mille anni luce dalla Terra, sono “nane M”, una classe di stelle più piccole e meno luminose del Sole.

Le sfere di Dyson sono state proposte per la prima volta dal fisico Freeman Dyson nel 1960 come un modo per una civiltà avanzata di sfruttare l’energia di una stella. Composte da collettori di energia, fabbriche e habitat galleggianti, occupebbero sempre più spazio fino a circondare quasi interamente la stella come una sfera.


Dyson si rese conto che queste megastrutture avrebbero avuto un segno distintivo osservabile: la “firma di Dyson” (che il team ha cercato nel recente studio) è un eccesso significativo di radiazione infrarossa. Questo perché le megastrutture assorbirebbero la luce visibile emessa dalla stella, ma non sarebbero in grado di sfruttarla tutta. Dovrebbero invece “scaricare” l’energia in eccesso sotto forma di luce infrarossa, con una lunghezza d’onda molto più lunga.

Sfortunatamente, questa luce può anche essere un segno di molte altre cose, come un disco di gas e polvere, o dischi di comete e altri detriti. Ma i sette candidati promettenti non sono dovuti a un disco, in quanto non si adattano bene ai modelli di emissioni prodotte da un disco.


Vale la pena notare che esiste un altro segno tipico di una sfera di Dyson: la luce visibile della stella si abbassa quando la megastruttura le passa davanti. Questa firma è già stata riscontrata in passato. La stella di Tabby, o Kic 8462852, ha suscitato grande entusiasmo, mostrando molti cali di luce davvero insoliti che potrebbero essere dovuti a una megastruttura aliena.
Quasi certamente, però, non lo è. Per il suo comportamento sono state proposte diverse spiegazioni naturali, come il passaggio di nubi di comete attraverso una nube di polvere. Ma è un’osservazione strana. Un ovvio approfondimento per i sette candidati sarebbe quello di cercare anche questa firma.

La circostanza che contraddice le sfere di Dyson
Le sfere di Dyson, tuttavia, potrebbero anche non esistere; e da parte mia, ritengo improbabile che ci siano davvero. Con ciò non intendo dire che non possano esistere, ma piuttosto che qualsiasi civiltà in grado di costruirle probabilmente non ne avrebbe bisogno (a meno che non le realizzasse come mega progetto artistico).

Il ragionamento di Dyson per prendere in considerazione tali megastrutture presupponeva che le civiltà avanzate avessero un grande fabbisogno di energia. Più o meno nello stesso periodo, l’astronomo Nikolai Kardashev propose una scala di valutazione del progresso delle civiltà, basata quasi interamente sul loro consumo di energia.


Negli anni sessanta, tutto ciò aveva un senso. Guardando indietro nella storia, l’umanità aveva continuato ad aumentare vorticosamente i suoi consumi energetici con il progredire delle tecnologie e la crescita demografica, quindi si estrapolò questo fabbisogno in continua espansione anche per il futuro.

Tuttavia, il nostro consumo energetico globale ha iniziato a crescere molto più lentamente negli ultimi 50 anni, e soprattutto nell’ultimo decennio. Inoltre, Dyson e Kardashev non hanno mai specificato a cosa sarebbero serviti questi enormi livelli di energia, ma si sono limitati a ipotizzare (abbastanza ragionevolmente) che sarebbero serviti per fare qualsiasi cosa facciano le civiltà aliene avanzate.

Tuttavia, se guardiamo alle tecnologie future, vediamo che l’efficienza, la miniaturizzazione e le nanotecnologie promettono un consumo di energia molto più basso (le prestazioni per watt di quasi tutte le tecnologie sono in costante miglioramento).
Un rapido calcolo rivela che, se volessimo raccogliere il dieci per cento dell’energia del Sole alla distanza a cui si trova la Terra dal Sole, avremmo bisogno di una superficie pari a quella di un miliardo di Terre. E se anche disponessimo di una tecnologia super-avanzata in grado di costruire megastrutture simili dello spessore di soli dieci chilometri, ciò significa che per costruirle avremmo bisogno di una quantità di materiale pari a circa un milione di Terre.


Un problema significativo è che il sistema solare contiene solo l’equivalente di circa 100 Terre di materiale solido, quindi la nostra civiltà aliena avanzata dovrebbe smantellare tutti i pianeti di 10.000 sistemi planetari e trasportarli sulla stella per costruire la sua sfera di Dyson. Per farlo con il materiale disponibile in un singolo sistema, ogni parte della megastruttura dovrebbe essere spessa solo un metro.

Questo supponendo di utilizzare tutti gli elementi disponibili in un sistema planetario. Se per realizzare le strutture la civiltà aliena avesse avuto bisogno, per esempio, di molto carbonio, avrebbe dovuto smantellare milioni di sistemi planetari per ottenerlo. Ora, non sto dicendo che una civiltà aliena super-avanzata non potrebbe farlo, ma è un lavoro davvero impegnativo.

Ho anche il forte sospetto che, nel momento in cui una civiltà arrivasse ad avere la capacità di costruire una sfera di Dyson, avrebbe un modo migliore di ricavare l’energia rispetto a quello di usare una stella, se davvero ne avesse  bisogno (non ho idea di quale modo, ma si tratterebbe di una civiltà super-avanzata).

Forse mi sbaglio, ma dare un’occhiata non può far male.

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L’autore
Simon Goodwin è professore di astrofisica teorica presso l’Università di Sheffield, nel Regno Unito

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