Terremoto del Sannio-Matese 1688: nuova valutazione dell’intensità sulla base degli effetti ambientali

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Terremoto del Sannio-Matese 1688: nuova valutazione dell’intensità sulla base degli effetti ambientali

A cura di: Rosa Nappi, Sabina Porfido, Angelica Capozzoli, Valeria Paoletti, Alessandro Maria Michetti
tratto da INGV

Il 5 giugno 1688, un violento terremoto colpì l’area del Sannio-Matese, con un’intensità epicentrale I0=XI Mercalli-Cancani-Sieberg (MCS) e una magnitudo stimata di Mw=7. 

Questo terremoto è particolarmente significativo a causa dell’impatto catastrofico che ebbe sul territorio dell’Italia meridionale. La scossa principale fu avvertita intorno alle 20:30 (ora dell’Europa centrale) su un’area di circa 83.000 kmq, causando migliaia di morti e la distruzione totale o parziale di numerosi paesi in sei diverse regioni: Campania, Basilicata, Puglia, Molise, Lazio e Abruzzo (Figura 1). Gli effetti maggiormente distruttivi furono registrati nell’area del Sannio (Campania), dove i centri di Cerreto Sannita, Civitella Licinio e Guardia Sanframondi subirono una distruzione quasi totale e un elevato numero di vittime.

Figura 1. L’area colpita dal terremoto del 5 giugno 1688, che include 6 regioni i. I punti rossi rappresentano i risentimenti del terremoto e la stella gialla è l’epicentro del terremoto del 1688 dal catalogo CFTIMed (Guidoboni et al., 2019).

Sebbene l’impatto del danneggiamento socio-economico di questo terremoto sia stato ben documentato e approfondito da diversi studiosi, non altrettanto si può dire per gli effetti ambientali indotti dal terremoto (EEE Earthquake Environmental Effects). Autori come Serva (1981), Boschi et al., (1995) e Serva et al., (2007) pur non concentrandosi esclusivamente sulla raccolta degli effetti sul costruito hanno documentato circa venti effetti sull’ambiente naturale in prossimità dell’area epicentrale. Tali effetti sono anche riportati nel Catalogo dei forti terremoti in Italia (461 a.C.-1997) e nell’area del Mediterraneo (760 a.C.-1500) (CFTI5Med, Guidoboni et al., 2019). Partendo da questi studi è stata avviata una revisione critica delle numerose fonti storiche, delle relazioni geologiche e degli articoli scientifici più o meno recenti, recuperati presso le biblioteche, gli archivi di stato e gli uffici tecnici locali. Questo lavoro ci ha consentito di identificare e raccogliere anche nuovi effetti ambientali, sia primari sia secondari, migliorando significativamente la conoscenza del terremoto del 1688.

Gli effetti sull’ambiente naturale sono essenziali per determinare l’intensità macrosismica di un terremoto, soprattutto quando si ha a che fare con eventi sismici storici (Michetti et al., 2007; Silva et al., 2015). Questo perché le sole valutazioni dei danni spesso riflettono, in un dato contesto storico, principalmente lo sviluppo culturale ed economico dell’area interessata (quali ad esempio materiali di costruzione, pratiche di costruzione etc.), piuttosto che la reale energia del terremoto. Di conseguenza, la sola analisi del danneggiamento diventa incompleta ai fini dell’inquadramento sismotettonico dell’area e quindi della valutazione della pericolosità sismica. A completamento della valutazione dell’intensità macrosismica attraverso le scale tradizionali, nel 2007 è stata introdotta, sotto l’egida dell’INQUA (International Union for Quaternary Research), la nuova scala macrosismica denominata “Environmental Seismic Intensity-ESI-2007 scale” (ESI-07, Figura 2), che considera esclusivamente, per l’attribuzione dell’intensità, gli effetti sull’ambiente naturale, ovvero gli effetti primari (come ad esempio la fagliazione superficiale) e gli effetti secondari (come i fenomeni franosi, le liquefazioni, le anomalie idrologiche, le emissioni di gas, etc.) consentendo una panoramica complessiva del fenomeno terremoto.

Figura 2: Tabelle per la valutazione di (a) intensità epicentrale: intervalli di parametri di fagliazione superficiale (effetti primari) ed estensioni tipiche dell’area totale degli effetti secondari per ogni grado di intensità; (b) intensità locale: criteri diagnostici per l’assegnazione di gradi di intensità basati su classi di effetti ambientali (da Michetti et al. 2007). (c) Grafico che illustra le caratteristiche principali e i parametri dimensionali della scala ESI macrosismica per diversi gradi di intensità (da Silva et al.2015).

Per ricostruire la storia e gli effetti sul territorio di questo terremoto devastante abbiamo esaminato criticamente la letteratura esistente e i cataloghi che hanno documentato, anche se parzialmente, gli effetti sull’ambiente naturale (Figura 3). 

Figura 3: Schema che illustra nello specifico le varie fasi della ricerca svolta.

Abbiamo intrapreso una ricerca archivistica (Figura 4) consultando documenti riguardanti il Regno di Napoli rinvenuti presso l’Archivio di Stato di Napoli e l’Archivio generale di Simancas (Spagna). Ulteriori e preziose informazioni sono state trovate nei documenti diplomatici presso l’Archivio di Stato di Benevento, nonché l’Archivio di Stato di Roma e l’Archivio segreto del Vaticano, riguardanti il territorio appartenente allo Stato pontificio, come Benevento (a quel tempo). Oltre alle fonti d’archivio, le gazzette contemporanee (ad esempio, Bologna, 29 giugno 1688) ed i resoconti a stampa di abitanti locali o testimoni oculari, hanno fornito descrizioni cruciali dell’impatto del terremoto. Ogni fonte è stata valutata in base al suo contesto storico, alla paternità e alla coerenza con altre fonti. L’integrazione di questi diversi documenti (per un totale di oltre 120 fonti) ha consentito una identificazione il più possibile completa degli EEE.

Figura 4: Esempio di fonti contemporanee al terremoto: (a) Magnati, 1688; (b) Bulifon, 1688; (c) Sarnelli, 1688; (d) Confuorto, 1688; (e) un breve estratto da Dalio’s elegy, 1715.

L’insieme di dati raccolti in questa ricerca riporta 43 effetti sull’ambiente, primari e secondari, verificatisi in 23 località fra le quali Alife, Civitella Licinio, Monte Matese, Pietraroja, Pozzuoli, San Lorenzo Maggiore, Solopaca e Monte Taburno sono di nuova individuazione. La maggior parte degli effetti si concentra su un’area di circa 5500 kmq. Inoltre, fatta eccezione per la liquefazione e i salti di pietre, che sono stati notati in un caso vicino a Benevento, gli altri effetti come le rotture nel terreno e le frane sembrano raggruppati per diverse località. Tra gli effetti ambientali secondari, le anomalie idrologiche sono quelle più riportate; le frane sono quelle più diffuse in un raggio di 10 km dall’epicentro e concentrate a ovest di Cerreto Sannita (Figura 5). Alcuni di questi effetti sono stati verificati anche attraverso ricognizioni sul campo.

Figura 5: Nella figura si può osservare la distribuzione degli effetti ambientali del terremoto del 1688.

L’analisi degli effetti ambientali, utilizzando la scala ESI-07, ha portato ad una revisione dell’intensità del terremoto, con una nuova valutazione I0=X MCS, inferiore rispetto all’XI della scala MCS. 

Questo studio dimostra l’importanza di integrare i dati storici con le osservazioni geologiche e la valutazione dell’intensità ESI-07 per ottenere maggiori informazioni per una valutazione più completa della pericolosità sismica. La nuova banca dati di EEEs permette di affinare la comprensione della sismotettonica dell’area del Sannio-Matese, contribuendo a migliorare le valutazioni di pericolosità sismica e può fornire informazioni indispensabili per la pianificazione territoriale e la mitigazione del rischio sismico. 

A cura di: Rosa Nappi, Sabina Porfido, Angelica Capozzoli, Valeria Paoletti, Alessandro Maria Michetti

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