Il campo gravitazionale della Terra segnala l’arrivo delle onde sismiche
I forti terremoti producono anomalie nel campo gravitazionale della Terra: una rete di sensori gravimetrici può dare l’allarme, dopo che la scossa è avvenuta, prima dell’arrivo delle onde sismiche più distruttive.
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Un nuovo metodo di registrazione dei sismi potrebbe aiutare a ridurre vittime e danni nelle aree prossime all’epicentro di un forte terremoto, dando l’allarme da alcuni secondi a qualche minuto prima dell’arrivo delle onde di compressione (quelle sussultorie, dette onde P) e, soprattutto, delle onde secondarie più distruttive, quelle ondulatorie (onde S).

Un’immagine spettacolare del rilevatore principale del Kamiokande, dove si studiano neutrini e raggi cosmici (sullo sfondo, il canotto con i tecnici della manutenzione). Nello stesso centro, situato in una miniera in Giappone, si studia il campo gravitazionale della Terra: da questo laboratorio arriva una nuova idea per mitigare i danni dei terremoti più intensi.
I terremoti si registrano e misurano con i sismografi, ma un evento accaduto durante il terremoto del 2011 in Giappone ha aperto un nuovo filone di ricerca che adesso ha portato ai primi risultati. Il nuovo metodo si basa sulla rilevazione delle variazioni del campo gravitazionale della Terra.
I sismogrammi sono l’unico metodo che abbiamo per rilevare un terremoto e misurarne l’intensità. Ma un forte sisma può alterare il campo gravitazionale della Terra in un’area più o meno ampia dall’epicentro: questo consente di lanciare l’allarme con un piccolo anticipo rispetto all’arrivo delle onde sismiche.
Il terremoto del 2011 fu così intenso (magnitudo 9.0) da produrre un’alterazione istantanea del campo gravitazionale terrestre in un’area di 2.000 km dall’epicentro, rilevata dal laboratorio sotterraneo di Kamioka, che ospita il Super-Kamiokande per lo studio dei raggi cosmici e dove si fa ricerca anche sul campo gravitazionale del nostro pianeta.
In quell’occasione a Kamioka si registrò un anomalia nella forza di gravità del pianeta esattamente 50 secondi dopo il terremoto, mentre dopo altri 30 secondi arrivarono le onde sismiche (che si propagano a 7-8 km al secondo).
