2018: il pianeta presenta il conto di un anno di disastri climatici
Il rapporto di Christian Aid identifica 10 eventi costati più di 1 miliardo di dollari ciascuno, con 4 eventi che sono costati più di 7 miliardi l’uno
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Il rapporto “Counting the Cost: a year of climate breakdown” di Christain Aid (che alleghiamo, ndr) esamina gli eventi meteorologici estremi verificatesi nel 2018 e stia i loro costi e il loro legame con i cambiamenti climatici in un anno segnato da eventi climatici estremi che hanno colpito ogni continente, uccidendo, ferendo, costringendo a spostarsi milioni di persone e causando gravi danni economici per miliardi di dollari.
Secondo Saleemul Huq, direttore dell’International centre for climate change & development del Bangladesh, «Vedendo i grandi disastri climatici che ora sono chiaramente attribuibili scientificamente ai cambiamenti climatici indotti dall’uomo, dopo aver già innalzato la temperatura globale di circa un grado, il 2018 si è dimostrato un punto di non ritorno nel mondo. Paesi come il Bangladesh stanno subendo le conseguenze di questi disastri climatici. Ciò rende ancora più urgente per tutti i Paesi, in particolare i più grandi emettitori, ridurre le loro emissioni per mantenere le temperature globali al di sotto di 1,5 gradi».
Christian Aid identifica i 10, alluvioni, incendi, ondate di caldo, siccità, tifoni e uragani più distruttivi del 2018, ciascuno dei quali ha causato danni per oltre 1 miliardo di dollari e 4 dei quali sono costati più di 7 miliardi di dollari ciascuno. La ONG avverte che «E’ probabile che queste cifre siano sottostimate: in alcuni casi includono solo le perdite assicurate e non tengono conto dei costi della perdita di produttività e dei danni non assicurate».
Il rapporto evidenzia che «Tutti questi disastri da miliardi di dollari sono legati ai cambiamenti climatici causati dall’uomo. In alcuni casi, studi scientifici hanno dimostrato che il cambiamento climatico ha reso più probabile o più forte un evento particolare, ad esempio con l’uragano Florence e le ondate di caldo estive in Europa e in Giappone. In altri casi, l’evento è stato il risultato di cambiamenti nei modelli meteorologici – come temperature più elevate e precipitazioni ridotte che hanno reso più probabili gli incendi o temperature dell’acqua più calde che hanno sovraccaricato le tempeste tropicali – che sono esse stesse conseguenze dei cambiamenti climatici».

Se il rapporto si concentra sui costi finanziari degli eventi meteorologici estremi provocati dai cambiamenti climatici, Christain Aid evidenzia che «In molti Paesi in via di sviluppo il costo umano dei cambiamenti climatici per le comunità vulnerabili è persino più alto del costo finanziario e ci sono molti periodi di siccità a insorgenza lenta, cambiamenti climatici e invasione del mare che stanno avendo un impatto progressivo e devastante su milioni di persone in tutto il mondo.
Dal punto di vista finanziario, i disastri più costosi identificati dal rapporto sono stati gli uragani Florence e Michael, che hanno colpito gli Stati Uniti e parti dell’America centrale e dei Caraibi, causando inizialmente danni stimati in 17 miliardi di dollari per Florence e in 15 miliardi di dollari per Michael. Gli altri grandi disastri presenti nel rapporto sono: La siccità in Europa costataci 7,5 miliardi di dollari, La siccità in Argentina, che ha ridotto le coltivazioni di soia e mais, costata 6 miliardi di dollari e che sta contribuendo alla recessione del Paese; Le Inondazioni nel Kerala in India – le peggiore da oltre 80 anni – che hanno ucciso circa 500 persone e ne hanno costretto oltre un milione ad abbandonare le loro case: L’estate estrema del Giappone, dove le inondazioni che hanno ucciso almeno 230 persone, costando 7 miliardi di dollari, sono state seguite da un caldo record e poi dal tifone Jebi, la più potente tempesta che abbia colpito il Paese negli ultimi 25 anni; Il tifone Mangkhut nelle Filippine e in Cina, che ha ucciso 133 persone e distrutto 10.000 case: La siccità a Città del Capo, in Sudafrica, che ha portato la città a poche settimane dal “Day Zero”, la data in cui l’amministrazione pubblica aveva pianificato di interrompere l’approvvigionamento idrico al 75% della città, lasciando ai residenti solo la possibilità di rifornirsi di 25 litri al giorno da punti di distribuzione dell’acqua protetti da soldati armati; I violenti incendi in California, tra i quali il Camp Fire di novembre, che è stato il più letale e il più distruttivo della storia dello Stato, uccidendo almeno 85 persone.
