È l’inclinazione dell’asse terrestre a scandire i tempi delle ere glaciali
Uno studio pubblicato su Science da un team che comprendeva scienziati delle università di Ca’ Foscari e Pisa lega la fine di due ere glaciali al cambio di obliquità e all’energia estiva sulle calotte glaciali. Una scoperta fatta confrontando i sedimenti marini e le stalagmiti e della Grotta del Corchia
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Come finisce un’era glaciale? A spiegarlo è lo studio “Persistent influence of obliquity on ice age terminations since the Middle Pleistocene transition”, pubblicato su Science da un team internazionale di ricercatori – del quale facevano parte Patrizia Ferretti (Dipartimento di scienze ambientali, informatica e statistica, del’università Ca’ Foscari e dell’Istituto per la Dinamica dei processi ambientali del CNR, e Giovanni Zanchetta, del dipartimento di scienze della Terra dell’università di Pisa – che dimostra per la prima volta «il legame tra i tempi del passaggio tra ere glaciali e interglaciali e le variazioni dell’angolo d’inclinazione dell’asse terrestre».
Il team ha effettuato una ricostruzione paleoclimatica combinando due diversi archivi geologici, ed in particolare alcune stalagmiti provenienti dalla Grotta del Corchia, sulle Alpi Apuane in Toscana e sedimenti marini perforati al largo del margine Iberico in Nord Atlantico. Alla Ca’ Foscari spiegano che «Usando innovative tecniche di datazione radiometrica, gli scienziati sono riusciti quindi a determinare con precisione la fine (in gergo terminazione) di due ere glaciali, avvenuta circa 960.000 e 875.000 anni fa. L’inizio di entrambe le terminazioni è legato alle variazioni di insolazione associate all’angolo di inclinazione della Terra, o obliquità».
Secondo Russell Drysdale, il paleoclimatologo della School of geography, dell’università di Melbourne e del Laboratoire EDYTEM–UMR5204 dell’Université de Savoie Mont Blanc che ha guidato lo studio, «Per sapere perché le ere glaciali finiscono, dobbiamo sapere quando sono finite. I sedimenti oceanici registrano meglio la progressione dello scioglimento della calotta glaciale durante una terminazione, ma con essi è difficile generare un modello di età utilizzando datazioni radiometriche nell’intervallo temporale analizzato».
