Con la Rete Sismica Urbana di Catania monitorati gli edifici storici durante il terremoto del 23 dicembre 2021
Una nuova analisi del rischio sismico nell’area del centro storico di Catania ottenuta con le stazioni della prima Rete Sismica Urbana dโItalia
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Attraverso le 20 stazioni sismiche della prima Rete Sismica Urbana dโItalia, realizzata a Catania, sono stati monitorati alcuni edifici di carattere storico-monumentale della cittร siciliana durante il terremoto di magnitudo 4.3 dello scorso 23 dicembre 2021.

La Rete, che costituisce lโOsservatorio Sismico Urbano di Catania (OSU-CT), รจ stata sviluppata dallโIstituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) nellโambito del progetto PON eWAS โan Early WArning System for cultural heritageโ.
Essa ha lo scopo di monitorare lo stato di salute delle strutture e delle infrastrutture cittadine, di sperimentare un sistema automatico di allarme rapido on-site per i terremoti, di valutare in tempi rapidi lโeventuale danno alle strutture attraverso la generazione automatica di mappe di scuotimento (shakemaps) e, infine, arricchire gli studi sulla microzonazione sismica del territorio.
โIl 23 dicembre scorso con il terremoto di Motta SantโAnastasia (CT) di magnitudo 4.3 la rete dellโOSU-CT ha permesso unโanalisi del rischio sismico particolarmente dettagliata sulla risposta allโevento delle strutture del centro storico di Cataniaโ, spiega Domenico Patanรจ, responsabile del progetto. โLa rete, infatti, รจ caratterizzata da un’elevata densitร di stazioni sismo-accelerometriche, la maggior parte delle quali situate nel centro storico in corrispondenza di edifici di carattere storico-monumentaleโ.

โLe mappe di scuotimento (ShakeMap)โ, prosegue il ricercatore, โforniscono un’immediata visualizzazione del livello di scuotimento di una zona colpita o interessata da un terremoto. LโINGV da diversi anni calcola le ShakeMap per i terremoti a partire di magnitudo 3.0. Esse riportano i valori di picco registrati dagli accelerometri e dai sismometri della Rete Accelerometrica Nazionale (RAN) del Dipartimento per la Protezione Civile e dalla Rete Sismica Nazionale (RSN) dellโINGV, presenti nella zona del terremotoโ.
โPer il centro storico di Cataniaโ, aggiunge Domenico Patanรจ, โlโelaborazione della mappa di scuotimento a scala urbana ha permesso di evidenziare come in alcune zone dellโabitato siano stati registrati maggiori risentimenti rispetto ai valori riportati nella mappa elaborata a scala piรน ampia che si riferisce alle osservazioni delle stazioni di rilevamento piรน vicine ubicate a Paternรฒ e a sud della cittร nella Piana di Catania. Il maggior dettaglio ottenuto dallโOSU-CT รจ conseguenza proprio dei numerosi dati accelerometrici ricavati dalle stazioni della rete urbanaโ.
Lโindicazione sul livello di scuotimento osservato, e quindi del potenziale impatto sugli edifici, rappresenta una informazione particolarmente utile alla Protezione Civile per il coordinamento e lโorganizzazione delle squadre di soccorso nel caso di terremoti rilevanti.
โAltre 20 stazioni sismiche saranno collocate nei primi mesi del 2022 e ottimizzeranno lโattuale copertura del centro storico, estendendosi oltre la cintura comunale di Catania. Saranno inseriti, infatti, altri siti pilota in analogia a quanto giร fatto per il centro abitato del porto dellโisola di Vulcano e il centro storico di Ragusa sviluppando la rete OSU nei territori a maggior rischio sismico ma anche vulcanico della Siciliaโ, continua il ricercatore.
Gli investimenti volti allโincremento della resilienza dellโintero patrimonio costruito, con reti come la OSU, possono rappresentare un moderno e praticabile cambio di passo nella complessa problematica della mitigazione del rischio sismico e aiutare gli organi di governo all’adozione delle migliori scelte nelle politiche di prevenzione da adottare.
I recenti terremoti che hanno colpito centri urbani densamente popolati come quello dellโIrpinia nel 1980, dellโUmbria-Marche nel 1997, de LโAquila nel 2009, dellโEmilia nel 2012 e di una vasta area del centro Italia del 2016-2017, hanno dimostrato che lโinconsapevolezza delle prestazioni sismiche degli edifici in cui si vive o si lavora e delle infrastrutture del territorio ha determinato il collasso delle comunitร che, in alcuni casi, ha prodotto anche la distruzione di interi paesi.

โร con tale obiettivoโ, sottolinea Domenico Patanรจ, โche รจ stata sviluppata una rete di monitoraggio a basso costo, potenzialmente applicabile in tutti gli edifici, costituita da sistemi standardizzati per il monitoraggio dinamico. Essa consente di acquisire informazioni utili alla valutazione della vulnerabilitร e integritร delle strutture a seguito di un evento sismico. Tali stime, nellโambito di eWAS, sono condotte in collaborazione con Ivo Caliรฒ e Francesco Cannizzaro del Dipartimento Ingegneria Civile e Architettura dellโUniversitร di Catania e Giuseppe Occhipinti del Consiglio Nazionale delle Ricerche istituto di Geologia Ambientale e Geoingegneria, IGAG-CNR, attraverso la modellazione numerica degli edifici monumentali e la loro calibrazione sulla base di modelli numerici avanzati.
ร ovvio che conoscere lo โstato di saluteโ di una struttura (Structural Health Monitoring, SHM) in un territorio fortemente esposto al rischio sismico, consente di valutare ed adottare politiche di resilienza ben prima che un evento critico si verifichi, consentendo in tal modo non solo di ridurre e/o di ottimizzare gli investimenti ma, soprattutto, di ridurre le conseguenze associate allโeventoโ. Concludendo, afferma โSimilmente, in uno scenario post terremoto, sistemi e reti di monitoraggio potranno consentire di ottenere utili informazioni per stimare rapidamente (quasi in tempo reale) il livello di danneggiamento degli edifici e delle infrastrutture (ponti, viadotti, ecc.), accelerando cosรฌ la macchina della gestione dellโemergenza e riducendo i tempi di intervento e di ripresaโ.