«IL CLIMA È SEMPRE CAMBIATO». CERTO, MA SUL MODO TRA PASSATO E PRESENTE C’È UN ABISSO

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«IL CLIMA È SEMPRE CAMBIATO». CERTO, MA SUL MODO TRA PASSATO E PRESENTE C’È UN ABISSO

«IL CLIMA È SEMPRE CAMBIATO». CERTO, MA SUL MODO TRA PASSATO E PRESENTE C’È UN ABISSO

di Andrea Corigliano – Fisico dell’Atmosfera

Come un disco rotto, non appena si parla di cambiamento climatico si ascolta la solita affermazione del clima che è sempre cambiato per sminuire il riscaldamento a cui è andato incontro il nostro pianeta negli ultimi decenni. Una frase che, in tutta sincerità, fa anche un po’ sorridere perché si pensa magari che i climatologi siano così ingenui da non sapere che le ere geologiche della Terra testimoniano proprio che il clima terrestre è stato in continua mutazione. Si sente anche dire che «sono cicli» – ed è vero anche questo – ma la questione non è né il fatto che il clima sia sempre cambiato e nemmeno che lo abbia fatto ciclicamente: il problema è trovare dove il marchingegno si è rotto e da quel momento in poi non ha proposto più la ciclicità naturale del fenomeno «cambiamento climatico».

Tutto qui: il problema è tutto qui. Proviamo a capirci qualcosa di più. Attraverso studi paleontologici e analisi chimico-fisiche delle bolle d’aria rimaste intrappolate nei ghiacci estratti mediante i carotaggi, è stato possibile ricostruire una stima della concentrazione dell’anidride carbonica negli ultimi 800.000 anni. Si è così scoperto che, grossomodo, questo gas serra è variato al massimo tra 180 ppm (parti per milione) e 280 ppm, cioè tra un valore minimo e uno massimo raggiunti rispettivamente durante le fasi di raffreddamento – cioè nelle glaciazioni – e di riscaldamento. Dal punto di vista matematico, possiamo dire che questa ciclicità naturale assomiglia molto al comportamento di una funzione sinusoidale perché per esempio anche la funzione seno (y = sin x) è periodica (ciclica) ed oscilla sempre tra un valore minimo uguale a -1 e massimo uguale a +1 (si veda la figura in sovraimpressione). Un altro aspetto molto importante che è ben evidente dal comportamento di questo andamento periodico della curva è che per passare da un valore minimo a un valore massimo di concentrazione di anidride carbonica sono sempre passati, all’incirca, 50.000 anni.

Riscrivo in lettere: CINQUANTAMILA anni. Vuol dire che noi umani, per poter osservare questi cambiamenti, avremmo dovuto essere immortali oppure vivere all’incirca 500 vite. Detto in altro modo: vivere e morire per 500 volte, una dietro l’altra. Siamo però stati così bravi da accelerare a tal punto il processo di cambiamento e di andare ben oltre ciò che poteva fare da solo il sistema climatico da far crescere in un secolo – cioè in una vita – la concentrazione di anidride carbonica da 280 ppm e 430 ppm tra i primi anni del 1900 e questi primi anni del Duemila. Non so se abbiamo chiaro il confronto: la Terra ha impiegato da sempre 50.000 anni per far variare al massimo di 100 ppm la concentrazione di anidride carbonica e noi, grazie al consumo forsennato di combustibili fossili, abbiamo impiegato 100 anni per far variare questa concentrazione di 150 ppm. Di fronte a una curva del genere, che si impenna dopo aver avuto un comportamento sinusoidale, un matematico – e non solo – strabuzza gli occhi. Perché a quella curva è associata una retta di tendenza che ha pendenza uguale a infinito. Fare spallucce di fronte a una retta che ha pendenza uguale infinito significherebbe, in parole semplici, non trovare differenze nel guidare la bicicletta lungo una salita o una discesa con pendenza del tot percento o lungo una parete verticale, che ha proprio pendenza infinita: lo dice la matematica, non lo dico io.In estrema sintesi: prima sono stati cicli, dall’avvento della Rivoluzione Industriale non lo sono stati più. La differenza, detta in altre parole, è l’accelerazione con cui è avvenuto e sta avvenendo il cambiamento climatico.

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