CONSIDERAZIONI SUL BLOCCO ANTICICLONICO E SULLE SUE CONSEGUENZE

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CONSIDERAZIONI SUL BLOCCO ANTICICLONICO E SULLE SUE CONSEGUENZE

CONSIDERAZIONI SUL BLOCCO ANTICICLONICO E SULLE SUE CONSEGUENZE

di Andrea Corigliano – Fisico dell’Atmosfera

Riprendo l’argomento trattato nell’ultimo articolo per fornirvi alcuni spunti didattici utili a comprendere il funzionamento di un modello numerico di previsione. In particolare, faccio riferimento alla figura che vedete a sinistra e che abbiamo commentato proprio nell’analisi pubblicata questa mattina per dire come un segnale medio del genere, previsto per fine anno, darà probabilmente credito ad una persistenza della circolazione anticiclonica di blocco sul vicino Atlantico capace di veicolare aria fredda verso latitudini più meridionali.

Infatti, la presenza di una massa d’aria fredda a 850 hPa in una posizione più vicina all’Italia – da intendere anche in questo caso come segnale dominante – deriverebbe proprio dallo spostamento più a ovest dei massimi di pressione a tutte le quote rispetto alla posizione che andrà a assumere la figura anticiclonica nei giorni intorno a Natale. Questo scenario medio è composto da un ventaglio di cinquanta scenari che hanno tutti lo stesso comune denominatore: il segnale anticiclonico in area atlantica. A fare la differenza tra una soluzione e l’altra sono la forma, l’estensione e la potenza della figura di alta pressione da cui dipenderanno, come in un effetto a cascata, anche l’intensità e la traiettoria delle irruzioni di aria fredda. Per esempio, lo scenario deterministico a cui si fa riferimento nella figura a destra rientra a pieno titolo tra le possibili evoluzioni alla mesoscala che potrebbero scaturire proprio da questa configurazione barica dettata dal blocco anticiclonico in Oceano.

Dal momento, però, che stiamo parlando di uno scenario singolo a ben nove giorni di distanza, me ne guardo bene dal confezionare oggi una previsione sugli effetti di un presunto minimo in formazione sul Golfo Ligure, alimentato da una presunta irruzione di aria fredda in ingresso dalla Valle del Rodano perché per uno scenario che illustra questo disegno barico particolare ce ne sono altri quarantanove che, pur mantenendo il segnale dominante inalterato, non forniscono questo stesso dettaglio. Dobbiamo imparare a distinguere tra i metodi che sono utilizzati per elaborare una previsione: quello deterministico e quello probabilistico. Il primo arriva fino a 2-3 giorni mentre il secondo si spinge a scadenze temporali più lunghe, anche fino a 10-14 giorni.

Con il metodo deterministico si elabora una previsione vera e propria, con quello probabilistico si prova a comprendere come la modellistica numerica sta indagando sul comportamento futuro del tempo: la cinquantina di scenari che concorrono a dare forma al segnale dominante – che utilizziamo per tracciare le linee di tendenza – sono un po’ come le indagini che il modello effettua ogni volta per vedere quanto e fino a quando lo stato dell’atmosfera è predicibile, in modo da poter utilizzare entro quel limite di predicibilità il metodo deterministico. Proseguiremo questo racconto durante la prossima settimana. Buona domenica a tutti voi e a presto.

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