EDITORIALE SUL TEMPO CHE FARÀ: TRA CONFERME E FISIOLOGICHE INCERTEZZE

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EDITORIALE SUL TEMPO CHE FARÀ: TRA CONFERME E FISIOLOGICHE INCERTEZZE

EDITORIALE SUL TEMPO CHE FARÀ: TRA CONFERME E FISIOLOGICHE INCERTEZZE

di Andrea Corigliano – Fisico dell’Atmosfera

Secondo lo stato attuale dell’arte dell’analisi degli scenari meteorologici elaborati per i prossimi giorni, il limite della predicibilità dell’atmosfera è oggi fissato al 28 dicembre (fig. 1): vuol dire che fino a questa data è possibile fornire indicazioni attendibili sullo stato del tempo che ci aspetta, mentre se si guarda oltre è bene procedere con cautela perché la divergenza delle soluzioni è un chiaro segnale che la componente caotica della dinamica atmosferica ha ancora campo libero e ogni scenario calcolato perde quindi importanza se consultato per fini previsionali.

Come abbiamo sottolineato più volte, in questo caso l’analisi per indicare una linea di tendenza deve procedere in chiave probabilistica, tenendo cioè conto del comportamento di tutti gli scenari calcolati per vedere se è possibile estrapolare da essi un segnale dominante. A tal proposito, se abbiamo più volte ribadito che potremmo andare incontro a condizioni più invernali a partire dagli ultimi giorni dell’anno non è per creare illusioni, ma è perché le evoluzioni che propendono verso un raffreddamento erano e sono ancora la maggioranza tra tutte quelle calcolate, come è evidenziato dalle soluzioni che cadono in figura all’interno del rettangolo azzurro. Questo è un dato di fatto. Sia chiaro: non stiamo parlando di eventi storici e dell’arrivo di gelo e neve senza soluzione di continuità ma stiamo semplicemente parlando di condizioni più consone al periodo che potranno essere meglio definite se questa linea di tendenza sarà prima confermata e, successivamente, quando la modellistica numerica sarà stata in grado di impedire alle… farfalle di sbattere troppo le ali.

Ricordate che cosa abbiamo scritto due giorni fa commentando uno scenario deterministico valido per il 29 dicembre (fig. 2, a sinistra)?Riporto fedelmente quelle parole: « Dal momento, però, che stiamo parlando di uno scenario singolo a ben nove giorni di distanza, me ne guardo bene dal confezionare oggi una previsione sugli effetti di un presunto minimo in formazione sul Golfo Ligure, alimentato da una presunta irruzione di aria fredda in ingresso dalla Valle del Rodano perché per uno scenario che illustra questo disegno barico particolare ce ne sono altri quarantanove che, pur mantenendo il segnale dominante inalterato, non forniscono questo stesso dettaglio».

In effetti, guardando un altro scenario valido all’incirca per lo stesso giorno ma elaborato oggi (fig. 2, a destra), è ben evidente una situazione potenzialmente opposta se guardiamo all’Italia ma che resta comunque fedele allo stesso segnale dominante se focalizziamo la nostra attenzione sulla presenza del possente campo anticiclonico in Oceano Atlantico.

Ed è proprio questa caratteristica del disegno barico dominante a scala sinottica a lasciare ancora aperte molte soluzioni verso quei scenari più invernali di cui abbiamo parlato perché una figura anticiclonica alle alte latitudini è condizione necessaria ma non sufficiente per convogliare le masse di aria fredda verso le basse latitudini. «Necessaria» perché la struttura fa rientrare entro il proprio raggio d’azione i flussi freddi che sono così costretti a uscire dalla loro zona di origine per raggiungere aree del continente che si trovano più a sud, «non sufficiente» perché non sono pochi gli incastri necessari per costruire quel canale di aria fredda passante per una regione o per un’altra: per capire la strada che sarà probabilmente percorsa da una probabile irruzione bisogna aspettare che il caos venga tenuto a bada. Tra due o tre giorni ne riparleremo. Concludo con una considerazione che vuole essere anche un augurio per il nuovo anno. Che si impari a trattare con i prodotti della modellistica numerica perché vi assicuro che è piuttosto avvilente, nel 2025, continuare a leggere «i modelli hanno cancellato tutto», «i modelli hanno ritrattato» et similia. L’approccio probabilistico alla previsione meteorologica è nato nei primi Anni Novanta: tralasciando chi fa disinformazione meteorologica per questione di click e segue quindi il singolo scenario per fare gli annunci e ingannare i lettori, è possibile che siamo rimasti ancora così culturalmente arretrati dopo oltre trent’anni di progressi?

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