Rivisitata la storia sismica di Roma: nuove evidenze e questioni aperte
Riesaminato l’impatto che i terremoti hanno avuto nel corso dei secoli nella Capitale, in particolare rivalutando le intensità macrosismiche attribuite a 15 eventi sismici verificatisi tra il 1349 e il 1979
A cura di Andrea Tertulliani (INGV Roma1)
tratto da INGV
La storia sismica di un sito è rappresentata dal complesso delle osservazioni di effetti causati dai terremoti nel corso del tempo, espressi in termini di intensità macrosismica. Quella di Roma è una fra quelle più dense di eventi, a causa della lunga storia conosciuta della città. In un articolo pubblicato recentemente sulla rivista Bulletin of Earthquake Engineering a cura di ricercatori dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) è stato riesaminato l’impatto che i terremoti hanno avuto nel corso dei secoli nella Capitale, in particolare rivalutando le intensità macrosismiche attribuite a 15 eventi sismici verificatisi tra il 1349 e il 1979, tutti classificati nei cataloghi con un’intensità locale superiore al 5° grado. Lo studio fa parte delle attività previste nel Progetto INGV Pianeta Dinamico (ST Predict, resp. Paola Bordoni, INGV) che mira a valutare la risposta sismica locale del centro storico di Roma mediante un approccio multidisciplinare dedicato alla modellazione della propagazione delle onde sismiche, con riferimento alle applicazioni ingegneristiche e per la conservazione del patrimonio architettonico. Il progetto si propone, quindi, di contribuire alla riduzione dell’impatto di eventi sismici su Roma, il cui centro storico, pur essendo caratterizzato da un rischio sismico moderato, possiede un inestimabile patrimonio culturale. In questo contesto tematico, lo studio di Tertulliani et al. rappresenta un avanzamento significativo nella comprensione del rischio sismico a Roma. Per raggiungere gli obiettivi prefissati, è stato necessario ricomporre il contesto dei danni sismici sofferti da Roma nel corso dei secoli, attraverso una revisione completa delle fonti storiche note e meno note, della letteratura sull’argomento insieme a inedite ricerche archivistiche e sui quotidiani. Uno degli scopi principali del lavoro era raccogliere il maggior numero possibile di segnalazioni di danno, valutarne la severità e georeferenziarle, sovrapponendole alle mappe storiche della città coeve agli eventi. Questo passaggio si è rivelato cruciale per contestualizzare i danni in relazione all’estensione e alla configurazione urbana reali di Roma nelle diverse epoche in cui si sono verificati i terremoti.

Il risultato è un insieme di strumenti analitici che consentono una valutazione più accurata dell’intensità macrosismica, una mappatura più consapevole della vulnerabilità urbana e un supporto più solido a decisioni basate su evidenze storiche e scientifiche. La raccolta sistematica dei dati relativi agli effetti ha permesso la rivalutazione dell’intensità macrosismica osservata a Roma per ciascun terremoto studiato, utilizzando sia la scala EMS-98 sia la scala MCS. In totale sono state esaminate e classificate circa 500 segnalazioni di danno riferite ai 15 eventi studiati. I terremoti che hanno prodotto il maggior numero di danneggiamenti agli edifici, sia civili che monumentali, sono risultati essere quello del 1915 (terremoto della Marsica), quello del 1703 (sequenza sismica del Centro Italia-Aquilano) e quello del 1812 (terremoto di area romana). Lievi e sporadici effetti di danno sono stati osservati anche in occasione di eventi recenti, quali i terremoti del 2009 e del 2016.

La revisione ha portato a risultati significativi, in particolare per quanto riguarda:
- Ridimensionamento dell’intensità rispetto alle stime precedenti: le nuove valutazioni evidenziano che l’impatto sismico a Roma ha superato molto raramente la soglia del 6° grado di intensità (sia nella scala EMS-98 che MCS). Questo contrasta con stime precedenti che indicavano valori più elevati.
- Il terremoto del 1349 si conferma quello che ha raggiunto la più alta intensità in città, pari al 7° grado.
- Localizzazione del danno: quasi tutte le osservazioni di danno riguardano monumenti, chiese e abitazioni di epoca pre-moderna e sono concentrate nel centro storico.
- La mappatura digitale: la raccolta georeferenziata delle osservazioni di danno costituisce uno strumento prezioso per gli studi di modellazione delle onde sismiche, e per l’individuazione di aree particolarmente suscettibili al rischio sismico.
Lo studio conclude che la storia sismica di Roma, così come è conosciuta, è rappresentativa quasi esclusivamente del solo centro storico (all’incirca la zona racchiusa all’interno delle Mura Aureliane) e non dell’attuale estensione della città, che può essere fino a 30 volte più grande a seconda del periodo storico considerato (considerando il solo GRA).

Questo solleva alcune questioni aperte fondamentali per gli studi di sismologia storica e più in generale per la valutazione del rischio:
- La difficoltà di stimare attraverso un valore unico di intensità l’impatto di un terremoto per grandi centri urbani.
- La mancanza di omogeneità nella storia sismica di una città che ha subito una così massiccia espansione urbanistica nel corso dei secoli. L’attuale conformazione urbana di Roma, sviluppatasi negli ultimi 80 anni, rende difficile valutare la storia sismica con sufficiente affidabilità: la crescita urbana modifica il contesto, per cui gli eventi passati non sempre riflettono l’attuale esposizione al rischio.
Leggi lo studio completo: A. Tertulliani, L. Graziani, A. Rossi (2025) Re-appraisal of the seismic history of the city of Rome (Italy): new intensity assessments and unresolved issues, Bull. Earthq. Eng., https://doi.org/10.1007/s10518-025-02317-4
Per approfondire il tema del rapporto di Roma con i terremoti, sia dal punto di vista storico e della tradizione, che dal punto di vista sismologico, si può consultare la storymaps “Roma e i terremoti. Storie e storielle che si raccontano da due millenni nella Capitale”.