Alcuni microbi potrebbero essere sopravvissuti per 50.000 anni all’interno della grotta dei cristalli giganti in Messico (VIDEO)

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Alcuni microbi potrebbero essere sopravvissuti per 50.000 anni all’interno della grotta dei cristalli giganti in Messico (VIDEO)

Organismi estremofili diversi da tutte le forme di vita conosciute e che potrebbero sopravvivere su altri pianeti sarebbero stati scoperti nella grotta di Naica
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I microbi scoperti all’interno di cristalli giganti nelle grotte dello Stato del Chihuahua, in Messico, potrebbero essere sopravvissuti per decine di migliaia di anni. Questi microrganismi, che sembrano essere molto diversi da quasi tutte le forme di vita presenti sulla Terra, rappresentano un esempio di come la vita avrebbe potuto svilupparsi e resistere in ambienti estremamente difficili, compresi quelli di altri pianeti  che fino ad ora venivano ritenuti privi di vita.

Presentando la scoperta ad una conferenza dl meeting annuale dell’American Association Association for the Advancement of Science (Aaas) , l’astrobiologa Penelope Boston, direttrice dell’Astrobiology Institute della Basa (Nai) ha detto che «Questi organismi sono davvero straordinari. Non somigliano o a qualsiasi genere noto che gli scienziati sono stati in grado di identificare,. I loro parenti più stretti vivono in grotte dall’altra parte del mondo o in terreni di origine vulcanica o vivono di composti come il toluene».

Per 8 anni, la Boston e il suo team hanno studiato i microbi che vivono nelle profondità delle miniere di piombo, argento e zinco di Naica e hanno scoperto dei microrganismi intrappolati in cavità contenenti un fluido all’interno di enormi cristalli di solfato di calcio. Secondo le loro analisi, i microbi potrebbero essere restati nascosti in queste piccole capsule del tempo tra i 10.000 e i 50.000 anni, e potrebbe essere essere stati un uno stato di vita sospesa per tutto questo tempo o per parte di esso. Ma, dice la Boston, «Sono rimasti in qualche modo indenni e sono stati in grado di ricrescere». Infatti, il suo team ha risvegliato in laboratorio questi microbi alieni rimasti imprigionati per millenni nei cristalli giganti e ha studiato il loro materiale genetico, insieme a materiale genetico da altri organismi trovati nelle pareti della grotta e in altre aree in prossimità dei cristalli. E ora gli scienziati della Nasa dicono che «I microbi trovati all’interno dei cristalli sembrano essere simili, ma non identici a quelli che vivono al di fuori, sulle pareti rupestri e in altre zone vicine». La Boston  è abbastanza fiduciosa che i campioni non siano stati contaminati con altri microbi e che la stima dell’età dei microbi intrappolati nei cristalli sia solida.

Il team non ha ancora pubblicato i risultati dello studio annunciati al meeting Aaas – uno degli appuntamenti scientifici più importanti del mondo – ma, se confermatim, dimostrerebbero che questi microbi sono tra gli i estremofili più strani e resistenti del notro pianeta: vivono a profondità da 100 a 400 metri sotto la superficie terrestre e sopportando temperature di 45 a  65 gradi Celsius.

La Boston evienzia che «In realtà, qualsiasi sistema estremofilo che stiamo studiando ci permette di avanzare ulteriormente nella comprensione dellae possibilità di viluppo della vita. Sono aggiunte a eremo a questo  atlante delle possibilità che possiamo applicare a diversi ambiti planetarie».

Studi come questi dimostrano che alcuni microbi sono creature molto resistenti, aliene rispetto alle altre forme di vita e  che possono sopravvivere in habitat proibitivi e questo è molto promettente per la ricerca della vita al di fuori del pianeta Terra. Molto probabilmente la vita che le sonde spaziali cercano su  mondi potenzialmente abitabili, come la luna Europa di Giove e la luna di Saturno Encelado, se esiste, potrebbe somigliare a questi piccoli “alieni” terrestri.

La scoperta del team della Boston ci ricorda di quanto poco gli scienziati conoscono i microbi terrestri e «E questo significa che ci sono incognite su quali forme di vita si potrebbero mettere sui veicoli spaziali inviati su altri mondi – conclude Cassie Conley, responsabile protezione planetaria della Nasa – Se si prendessero un po’ questi organismi dalla Terra e li si portasse altrove, potrebbero cavarsela bene, Questo non è così grande come studiare una qualsiasi forma vita nativa che potrebbe esserci  lì. Ma la vita terrestre  potrebbe prendere il sopravvento e contaminare quei mondi».

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