L’Onu già al lavoro nelle Bahamas devastate dall’uragano Dorian

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L’Onu già al lavoro nelle Bahamas devastate dall’uragano Dorian

The Economist: non si può più parlare di un evento eccezionale, è il cambiamento climatico
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L’uragano Dorian ha colpito le Bahamas quando aveva raggiunto la categoria 5 e ieri, dopo aver devastato l’isola di Abaco si era “fermato” Grand Bahamas. La World meteorological organization descrive così la situazione: «Raffiche di vento fino a 200 mph (321 km/h) e ondate di tempesta da 18 a 23 piedi (da 5,5 a 7 metri) sopra i normali livelli di marea. Questo uragano potenzialmente letale sta causando un’estrema distruzione sull’isola». Nelle Bahamas i morti sono almeno 5 e i danni causati da Dorian sono enormi, ieri si contavano più di 13.000 case completamente distrutte o danneggiate dall’uragano,

Il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres si è detto «Profondamente rattristato per le terribili devastazioni causate dall’uragano Dorian. L’Onu continuerà a sostenere gli sforzi di salvataggio e soccorso condotti dal governo».

La presidente dell’Assemblea generale dell’Onu, Maria Fernanda Espinosa ha twittato: «Siamo solidali con tutte le persone colpite dalla distruzione e dalla devastazione dell’uragano Dorian. Stiamo monitorando la situazione da vicino e invitiamo la comunità internazionale a tenersi pronta a fornire il suo aiuto».

L’Office for the coordination of humanitarian affairs dell’Onu (Ocha) ha già dispiegato il suo personale a  Nassau, la capitale delle Bahamas e ha spiegato che «Il team sostiene le attività legate alle valutazioni, al coordinamento e alla gestione dell’informazione in risposta alle conseguenze dell’uragano Dorian».

A Nassau l’Ocha collabora con la National Emergency Management Agency  delle Bahamas, la Caribbean Disaster Emergency Management Agency e altre agenzie Onu per realizzare un centro di coordinamento e per ordinare le diverse informazioni provenienti dalle varie fonti, per coordinare l’azione umanitaria.

L’uragano molto lento – secondo l’ultimo bollettino del National Hurricane Center, si muove  a meno di un miglio all’ora – e di categoria 5 è probabilmente il più potente che abbiano mai colpito le Bahamas e il   secondo più potente registrato nell’Atlantico, ha strappato i tetti delle case e ha causato gravi inondazioni, ma da stanotte dovrebbe aver cessato di far danni nell’arcipelago per dirigersi verso Florida, Georgia e South Carolina che hanno dichiarato lo stato di emergenza, mentre il resto della costa atlantica Usa.

Ma perfino The Economist  ha scritto che non si può più parlare di un evento eccezionale: «In realtà è indice di un trend che negli ultimi anni continua a fare registrare record su record sulle coste atlantiche nell’emisfero nord. Fenomeni atmosferici che sono figli dei cambiamenti climatici, che portano all’estremizzazione degli eventi e, soprattutto, a un’accelerazione clamorosa nella frequenza di situazioni un tempo eccezionali, come le ondate di caldo in Europa dei mesi scorsi – passate in pochi anni a una frequenza dieci volte superiore – o le inondazioni devastanti che stanno colpendo con preoccupante continuità sempre più aree del pianeta. In questo quadro, ovviamente, gli uragani hanno un posto rilevante, anche a causa della devastazione che producono e anche perché continuano a diventare più frequenti e imprevedibili».

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