Quanto può essere pericoloso vivere su un pianeta che orbita intorno a un’altra stella?

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Quanto può essere pericoloso vivere su un pianeta che orbita intorno a un’altra stella?

Quanto può essere pericoloso vivere su un pianeta che orbita intorno a un’altra stella?

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Innanzitutto occorre fare alcune assunzioni: la stella in questione dovrebbe avere caratteristiche simili al nostro Sole, in termini di stabilità e grandezza, e un eventuale pianeta dovrebbe orbitarvi alla giusta distanza in modo da permettere l’esistenza di acqua costantemente in forma liquida, fondamentale per lo svilupparsi della vita così come la conosciamo.

Un buon candidato per ospitare la vita sembrerebbe addirittura un nostro “vicino”: un pianeta un po’ più grande della Terra che orbita intorno a Proxima Centauri, la stella in assoluto più vicina al Sole, a 4.2 anni luce da noi. Proxima Centauri è una stella più piccola del Sole, e meno luminosa, ma questo pianeta, identificato come “Proxima Centauri b”, si trova circa 20 volte più vicino alla sua stella di quanto non lo sia la Terra dal Sole ed è pienamente all’interno di quella che viene chiamata “zona di Goldilocks”, ovvero la fascia orbitale alla distanza “ideale” da una stella perché in un pianeta si possa sviluppare la vita.

C’è però un fenomeno con cui non abbiamo ancora fatto i conti: l’attività stellare. Come è noto, il Sole attraversa cicli di attività più o meno intensi, durante i quali emette grandi quantità di radiazione e materia che arrivano spesso fino alla Terra. La Terra ha un campo magnetico relativamente forte che è in grado di schermarci e di attutire di molto i potenziali effetti nocivi di questa attività, ma circa 1-2 volte ogni secolo si può verificare la “tempesta solare perfetta”, o “evento di Carrington”, dal nome dell’astronomo inglese che, per primo, nel 1859, mise in relazione l’attività solare con una serie di fenomeni osservati a terra come: aurore boreali particolarmente estese, viste fino alle nostre latitudini; perturbazioni molto importanti dell’intensità del campo magnetico terrestre; linee del telegrafo che saltavano e si danneggiavano un po’ in tutto il mondo. Oggi sappiamo che le tempeste solari che, a livello della Terra, si traducono in “tempeste magnetiche”, possono perturbare gli strati più alti dell’atmosfera nuocendo alla propagazione delle onde radio e dei segnali GPS, possono danneggiare seriamente le strumentazioni a bordo dei satelliti, e possono addirittura indurre correnti elettriche al suolo che si innestano sulle linee elettriche e provocano estesi blackout.

Ci sono evidenze che ciò possa avvenire anche in altre stelle e sistemi planetari come, per esempio, Proxima Centauri? Un’equipe di scienziati australiani dell’università di Sidney ha utilizzato una rete di radiotelescopi “puntati” sulla stella e ha osservato serie di “radio bursts”, cioè “lampi” di onde radio che solitamente sono associati all’attività solare. Tali bursts erano di notevole intensità, come il Sole ne emette solo saltuariamente, mentre su Proxima Centauri sembrerebbero eventi molto comuni, che si verificano con frequenza quasi settimanale.
Il povero pianeta nostro vicino dovrebbe avere un campo magnetico davvero intenso per essere protetto efficacemente da una tale attività!
Per saperne di più: https://buff.ly/3u0BxxN

Crediti Immagine: NASA’s Goddard Space Flight Center/S. Wiessinger

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