Enorme marea nera di petrolio al largo della Siria. Wwf: «Grande preoccupazione»

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Enorme marea nera di petrolio al largo della Siria. Wwf: «Grande preoccupazione»

Incidente evitabile con effetti immediati e a lungo termine sugli ecosistemi costieri. E il secondo grande sversamento di petrolio di quest’anno nell’area. Una conseguenza della guerra siriana. A rischio le coste di Cipro e Turchia
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Il Wwf lancia un drammatico allarme su quanto sta succedendo nel Mediterraneo orientale: «Una fuoriuscita di petrolio che ha coperto una superficie di 800 chilometri quadrati sta minacciando le coste di Cipro e Turchia, con conseguenze potenzialmente devastanti per la biodiversità marina e gli ecosistemi. Lo sversamento pone seri rischi anche per le comunità e le imprese che dipendono dal turismo e che utilizzano le risorse marine per la loro sopravvivenza».

Lo sversamento ha avuto origine da una crepa apertasi il 23 agosto in un serbatoio della centrale termica siriana di Baniyas contenente 15.000 tonnellate di carburante. L’agenzia ufficiale siriana SANA assicura che la maggior parte del carburante versato in mare è finito lungo la costa di Baniyas e Jableh, 20 km a nord della raffineria, Israele non è stato toccato dall’enorme marea nera, ma Cipro è a rischio. Il 30 agosto la marea nera si estendeva su 120 Km2 e diversi esperti div cono che potrebbe raggiungere i 1.000 Km2

Middle East Eye ricorda che «Sebbene le due raffinerie di petrolio funzionanti della Siria a Banias e Homs rimangano sotto il controllo di Damasco, le risorse petrolifere del Paese nell’est sono detenute dalle forze a guida curda e dall’esercito americano. Prima del 2011, la raffineria di Banias forniva il 20% del fabbisogno di carburante della Siria ed era una delle 5 raffinerie del Paese».

A maggio, dopo una perdita in una stazione di pompaggio, un grosso incendio ha distrutto buona parte della raffineria di Homs che era già stata danneggiata da un enorme incendio a gennaio che ha colpito l’area di deposito di Homs investendo diversi camion cisterna che caricavano petrolio greggio.

Ad aprile sono morte tre persone in un attacco a una petroliera al largo della costa siriana e la Siria ha subito (e ragionevolmente) incolpato Israele. La Siria è soggetta alle sanzioni statunitensi, il che la rende dipendente dalle spedizioni di petrolio dal suo alleato Iran.

Secondo il Wwf, «Questo recente incidente rappresenta un ulteriore richiamo sui grandi rischi associati all’estrazione e alla lavorazione degli idrocarburi nel bacino semi-chiuso del Mediterraneo, caratterizzato da un pericoloso accumulo degli inquinanti petroliferi e dove le conseguenze di tali incidenti possono causare effetti negativi a lungo termine sugli ecosistemi e sulle comunità che vivono lungo le coste».

Mauro Randone di Wwf Mediterranean Marine Initiative ha dichiarato: «Esortiamo tutti i Paesi colpiti ad agire rapidamente e a stanziare fondi in modo che possa essere condotta un’efficace pulizia delle aree colpite per evitare ulteriori dispersioni e contaminazioni di habitat incontaminati e specie marine. E’ tempo che tutti i Paesi del Mediterraneo adottino misure forti per riadattare e mettere in sicurezza le infrastrutture obsolete di petrolio e gas in modo che non si verifichino altri incidenti di questo tipo».

Il Wwf chiede a tutti i Paesi del Mediterraneo c di: «Eliminare gradualmente i progetti esistenti e vietare nuovi progetti di esplorazione, estrazione e lavorazione di idrocarburi, in modo da rispettare gli obiettivi dell’Accordo di Parigi, e garantire che nessun ulteriore investimento sia diretto a sostenere gli impianti a petrolio e gas; applicare regolamenti più forti per prevenire tali incidenti, in particolare attraverso la ratifica e l’effettiva implementazione dei protocolli pertinenti della Convenzione di Barcellona (inclusi il protocollo offshore, il protocollo sulle fonti terrestri, il protocollo di prevenzione e di emergenza)».

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