Completata l’apertura dello specchio del James Webb Space Telescope

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Completata l’apertura dello specchio del James Webb Space Telescope

Il team del James Webb Space Telescope della Nasa ha annunciato ieri sera che è terminata con successo la sequenza di posizionamento degli ultimi tre dei 18 tasselli rivestiti d’oro che formano lo specchio primario da sei metri e mezzo di diametro. A questo punto tutte le principali operazioni di dispiegamento possono dirsi completate
di Marco Malaspina   
www.media.inaf.it

Gli ultimi tre tasselli dello specchio primario del James Webb Space Telescope sono andati al loro posto ieri sera, alle 19:17 ora italiana di sabato 8 gennaio. Completando così l’assemblaggio del telescopio spaziale più ambizioso mai realizzato e mettendo la parola fine – o quasi, come vedremo – a un’attesa, a volte vera e propria agonia, durata decenni.

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Infografica sulle fasi di dispiegamento di Jwst. Crediti: Agenzia spaziale europea

Non era l’apertura più temuta, questa dello specchio da circa 6.5 metri di diametro: da un punto di vista strettamente ingegneristico, il dispiegamento più complesso è stato quello dello schermo solare, avvenuto martedì scorso. Ma era l’ultima. E soprattutto la più simbolica: costretta dalle dimensioni dell’ogiva del razzo Ariane 5 a starsene tutta ripiegata su sé stessa, ora la crisalide s’è fatta farfalla. Una farfalla con 25 metri quadrati di ali dorate – i suoi 18 tasselli in berillio, rivestiti da una patina d’oro spessa appena 100 nanometri – che, grazie alla sua capacità di raccogliere i fotoni infrarossi provenienti dalle più remote galassie, promette di farci vedere com’era l’universo quando aveva poco più di cento milioni di anni.


Animazione dell’apertura in volo dello specchio primario. Crediti: Nasa/Gsfc Conceptual Image Lab

«Mi sono commosso, che incredibile pietra miliare», ha commentato Thomas Zurbuchen, capo delle missioni scientifiche della Nasa, al termine delle operazioni.

Gli ultimi tre tasselli, dicevamo. Una tecnologia, questa degli specchi segmentati, applicata per la prima volta agli specchi dei telescopi da un astronomo italiano d’origine ebraica, Guido Horn D’Arturo. E sarà proprio il corretto allineamento dei 18 grandi tasselli esagonali – 132 cm di diametro, da lato a lato, e 20.1 kg di peso ciascuno – l’ultima grande fatica prima della messa in funzione. È un po’ come con un armadio: dopo averlo montato, occorre regolare una a una le cerniere delle ante. Nel caso delle “ante” di Jwst – i 18 tasselli dello specchio primario – le “cerniere” sono i 126 attuatori dell’ottica attiva, un sistema che consente di allineare con precisione ciascun segmento fino a ottenere la curvatura perfetta.

Un’operazione che richiederà mesi per essere completata. A quel punto inizierà la fase di calibrazione degli strumenti scientifici, ed entro l’estate dovrebbero arrivare le prime agognate immagini. Nel  frattempo, viaggiando a circa 1360 km/h, Webb continua a dirigersi verso la sua destinazione finale, il secondo punto di Lagrange, che dovrebbe raggiungere fra due settimane.

In questo servizio di MediaInaf Tv del novembre 2021 spieghiamo perché gli specchi sono rivestiti in oro e quanto ne è stato usato (pochissimo):

Infografica sulle fasi di dispiegamento di Jwst. Crediti: Agenzia spaziale europea

Non era l’apertura più temuta, questa dello specchio da circa 6.5 metri di diametro: da un punto di vista strettamente ingegneristico, il dispiegamento più complesso è stato quello dello schermo solare, avvenuto martedì scorso. Ma era l’ultima. E soprattutto la più simbolica: costretta dalle dimensioni dell’ogiva del razzo Ariane 5 a starsene tutta ripiegata su sé stessa, ora la crisalide s’è fatta farfalla. Una farfalla con 25 metri quadrati di ali dorate – i suoi 18 tasselli in berillio, rivestiti da una patina d’oro spessa appena 100 nanometri – che, grazie alla sua capacità di raccogliere i fotoni infrarossi provenienti dalle più remote galassie, promette di farci vedere com’era l’universo quando aveva poco più di cento milioni di anni.

Animazione dell’apertura in volo dello specchio primario. Crediti: Nasa/Gsfc Conceptual Image Lab

«Mi sono commosso, che incredibile pietra miliare», ha commentato Thomas Zurbuchen, capo delle missioni scientifiche della Nasa, al termine delle operazioni.

Gli ultimi tre tasselli, dicevamo. Una tecnologia, questa degli specchi segmentati, applicata per la prima volta agli specchi dei telescopi da un astronomo italiano d’origine ebraica, Guido Horn D’Arturo. E sarà proprio il corretto allineamento dei 18 grandi tasselli esagonali – 132 cm di diametro, da lato a lato, e 20.1 kg di peso ciascuno – l’ultima grande fatica prima della messa in funzione. È un po’ come con un armadio: dopo averlo montato, occorre regolare una a una le cerniere delle ante. Nel caso delle “ante” di Jwst – i 18 tasselli dello specchio primario – le “cerniere” sono i 126 attuatori dell’ottica attiva, un sistema che consente di allineare con precisione ciascun segmento fino a ottenere la curvatura perfetta.

Un’operazione che richiederà mesi per essere completata. A quel punto inizierà la fase di calibrazione degli strumenti scientifici, ed entro l’estate dovrebbero arrivare le prime agognate immagini. Nel  frattempo, viaggiando a circa 1360 km/h, Webb continua a dirigersi verso la sua destinazione finale, il secondo punto di Lagrange, che dovrebbe raggiungere fra due settimane.

In questo servizio di MediaInaf Tv del novembre 2021 spieghiamo perché gli specchi sono rivestiti in oro e quanto ne è stato usato (pochissimo):

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