Ad Haiti catastrofi senza fine: i terremoti dopo le alluvioni e le frane

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Ad Haiti catastrofi senza fine: i terremoti dopo le alluvioni e le frane

Le inondazioni ad Haiti hanno ucciso più di 50 persone. Decine di migliaia di senzatetto, Metà della popolazione è alla fame
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Ad Haiti ormai le catastrofi naturali e umane si susseguono a un ritmo tale che i morti ammazzati o per catastrofi nel Paese più povero delle Americhe non hanno nemmeno più diritto a jun pietoso trafiletto sui mezzi di informazione internazionali. Eppure, il 3 giugno,  mentre continuavano gli scontri feroci tra gang e gruppi di autodifesa cittadina armati, 7 dei 10 dipartimenti di Haiti sono stati colpiti duramente da forti piogge che hanno causato inondazioni e frane, con migliaia di famiglie che hanno dovuto lasciare le loro case e sono morte almeno 51 persone, mentre i feriti superano i 140 e i dispersi sono almeno 18. Le persone che hanno subito danni sono più di 37.000 e sono state allagate quasi 32.000 abitazioni. Numerose infrastrutture, scuole e centri sanitari sono stati danneggiati nei dipartimenti di Ouest, Nippes, Sud-Est, Nord-Ovest e Centro. I dipartimenti dell’Ovest e del Nord-Ovest sono stati i più colpiti.

Jean-Martin Bauer, coordinatore umanitario ad interim Onu di Haiti, ha sottolineato che «Sebbene non si sia trattato di un ciclone né di una tempesta tropicale, nelle aree colpite sono stati osservati danni considerevoli. La comunità umanitaria sta lavorando a fianco delle istituzioni nazionali per assistere le persone colpite».

Il 1° giugno segna l’inizio della stagione degli uragani ad Haiti, in un momento in cui il paese sta affrontando una grave crisi umanitaria. Quasi la metà della popolazione – 5,2 milioni di persone – ha bisogno di assistenza – il doppio di 5 anni fa, e l’Onu e i suoi partner umanitari quest’anno mirano a raggiungere 3,2 milioni di persone bisognose, ma occorrono 720 milioni di dollari, la cifra più alta dopo il devastante terremoto del 2010 e più del doppio dell’importo richiesto nel 2022. Bauer ha aggiunto: «Sono particolarmente preoccupato per questa situazione in un momento in cui la popolazione haitiana è già molto vulnerabile. Il piano di risposta umanitaria è ancora sottofinanziato con solo il 20% del budget necessario ricevuto. Invito i donatori a mostrare solidarietà al popolo haitiano e a garantire i finanziamenti per questo piano, che sarà fondamentale per rispondere a queste inondazioni e prepararsi per futuri eventi».

A frane e alluvioni è seguito da un terremoto il 6 giugno ha causato la morte di almeno tre persone nei dintorni di Jérémie. Il terremoto di magnitudo 5.5 si è verificato nel dipartimento di Grand’Anse e Stéphane Dujarric il portavoce del segretario generale dell’Onu Antónuio Guterres, ha dichiarato: «Siamo profondamente addolorati per la perdita di vite umane, la distruzione di proprietà e le sofferenze del popolo haitiano causate dal terremoto. Il Segretario Generale porge le sue condoglianze alle famiglie delle vittime e augura una pronta guarigione a tutti i feriti. L’Onu è pronta a lavorare con le autorità haitiane e altri partner per aiutare ad alleviare le sofferenze delle persone colpite da questo nuovo disastro naturale».

Il 5 giugno il World Food Programme (WFP) aveva già iniziato a fornire assistenza immediata alle persone colpite dalle massicce piogge, dando pasti caldi agli sfollati e mobilitando razioni pronte e cibo secco. Dujarric ha ricordato che «Grand’Anse era stata tra le zone colpite dalle piogge, prima del terremoto».

E il terremoto del 6 giugno è stato il secondo  il secondo a colpire la regione in soli due giorni: era stato preceduto il 4 giugno da una scossa di magnitudo 4,4. Nell’agosto 2021, un terremoto di magnitudo 7,2 aveva colpito la stessa regione della penisola meridionale di Haiti, uccidendo centinaia di persone.

L’ United Nations Office for the Coordination of Humanitarian Affairs (OCHA) sta collaborando con l’Unicef, il WFP e l’International organization for migration (IOM) per sostenere le comunità intorno alla capitale Port-au-Prince che sono state le più colpite da inondazioni e smottamenti.

La situazione ad Haiti è tragica da anni e il costosissimo intervento militare/umanitario della comunità internazionale si è dimostrato inefficace – quando non l’ha favorita – a impedire la disgregazione e la discesa all’inferno di un Paese dell’emisfero occidentale a un passo dalla più grande potenza del mondo. Eppure, nonostante il fallimento, buona parte della popolazione invoca un nuovo intervento armato internazionale per fermare le gang che hanno assunto il controllo di buona parte del Paese e i linciaggi con copertoni incendiati di chi viene catturato da parte delle milizie di autodifesa cittadine.

Haiti è ormai un Paese fantasma, senza un governo e dove imperversano bande armate, malattie, fame, nel quale gli effetti devastanti dei cambiamenti climatici sono enormi e i servizi essenziali ormai – quando esistono – sono un lusso per pochi.

Come aveva denunciato il WFP prima di questa ennesima raffica dio catastrofi,  «Un totale di 4,9 milioni di persone ad Haiti – quasi la metà della popolazione del Paese – stanno vivendo alti livelli di insicurezza alimentare acuta»,

Il 4 giugno, l’ultima analisi integrata della classificazione della fase di sicurezza alimentare (IPC), ha portato a 1,8 milioni gli haitiani che sono in una fase di bisogno a livello di emergenza e la Fao spiega che «Questo  significa che le famiglie devono far fronte a grandi gap  nel consumo di cibo, con conseguenti malnutrizione acuta elevata e mortalità eccessiva, o sono costrette ad adottare meccanismi di coping negativi per coprire i bisogni alimentari, come vendere beni o mangiare semi invece di piantarli, aumentando la loro vulnerabilità».

La Fao avverte che «Con il 75% della popolazione di Haiti che vive nelle aree rurali, sono necessarie misure urgenti per salvare vite umane e ripristinare rapidamente i mezzi di sussistenza agricoli degli agricoltori vulnerabili. Ad esempio, l’investimento di 125 dollari in un pacchetto di semi per l’orticoltura può generare 20 volte il suo valore nella produzione di ortaggi, consentendo alle famiglie di avere accesso al cibo e generare reddito attraverso la vendita di parte del prodotto ottenuto».

Nell’ambito del 2023 Humanitarian Response Plan, la Fao ha lanciato un appello per 61,7 milioni di dollari per aiutare 700.000 persone a migliorare il loro accesso al cibo e spiega che «Le attività si concentreranno sulla fornitura di input agricoli come sementi e fertilizzanti per aumentare la produzione di alimenti e ortaggi di base durante le stagioni primaverili e invernali del 2023, nonché per proteggere il patrimonio zootecnico , attraverso la fornitura di pollame e capre insieme a vaccini e cure veterinarie».

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