Scoperto batterio “mangia” Pfas: sarà la svolta nella lotta agli inquinanti eterni?

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Scoperto batterio “mangia” Pfas: sarà la svolta nella lotta agli inquinanti eterni?

Una nuova importante scoperta arriva dal Portogallo, dove un team di ricercatori ha identificato un batterio, Labrys portucalensis F11, capace di degradare alcuni pericolosi PFAS
di Francesca Biagioli
www.greenme.it

Sempre più spesso si sente parlare di PFAS, acronimo di sostanze per- e polifluoroalchiliche, un gruppo di composti chimici utilizzati in numerosi prodotti di uso quotidiano, come tessuti impermeabili, rivestimenti antiaderenti e imballaggi alimentari.

Indubbiamente molto efficaci, i PFAS sono però anche noti per la loro persistenza nell’ambiente e nell’organismo umano, dove causano potenziali danni, tra cui problemi ormonali, malattie cardiovascolari e, in alcuni casi, tumori. Inoltre, la loro capacità di inquinare suolo e acque li rende una delle principali preoccupazioni a livello ambientale in tutto il mondo.

Dal Portogallo arriva però una notizia che potrebbe segnare una svolta nella lotta contro gli inquinanti eterni: è stato scoperto un batterio capace di degradare i PFAS, il che potrebbe offrire una possibile soluzione biologica al problema della contaminazione dell’ambiente da parte di queste sostanze.

La scoperta

Il batterio Labrys portucalensis F11, isolato dal suolo contaminato da PFAS di Estarreja, in Portogallo, da un team internazionale di scienziati, ha dimostrato un potenziale significativo nel degradare tre importanti composti della famiglia dei PFAS, tra cui il famoso e pericoloso acido perfluoroottano solfonico (PFOS).

Questo microrganismo, appartenente alla famiglia delle Xanthobacteraceae, si è rivelato capace di ridurre il 90% del PFOS in 100 giorni di incubazione, in condizioni senza altre fonti di carbonio. Ma non solo: anche altre due molecole derivate dai PFAS, l’acido fluorotelomerico 5:3 (FTCA 5:3) e il fluorotelomerico 6:2 (FTS 6:2), sono state degradate rispettivamente del 58% e del 21% in 100 giorni.

Un risultato particolarmente interessante riguarda poi la capacità del batterio di “accorciare” la catena dei PFAS, trasformandoli in metaboliti più piccoli e meno tossici, i quali risultano poi più facili da trattare.

L’importanza di questa scoperta risiede nella capacità di L. portucalensis F11 di eseguire una defluorurazione, un processo biologico che rimuove gli atomi di fluoro dai composti organici, rendendo questi composti più facili da degradare.

In pratica questo batterio, attraverso il suo metabolismo, è in grado di scindere legami carbonio-fluoro molto resistenti, riducendo la persistente presenza dei PFAS nell’ambiente.batterio degrada pfas

@Science of The Total Environment

I passi successivi

I ricercatori stanno proseguendo le ricerche, con l’obiettivo di migliorare ulteriormente l’efficienza di questo processo biologico, affinché il batterio possa essere utilizzato per depurare suoli e acque contaminati.

La ricerca su L. portucalensis F11 punta quindi ora ad ottimizzare il processo di biodegradazione, sperimentando condizioni che possano accelerare la sua capacità di degradare i PFAS. Inoltre, si sta studiando come utilizzare questo batterio in contesti pratici, come la bonifica dei suoli contaminati e il trattamento delle acque.

Se i risultati saranno confermati, il batterio potrebbe diventare uno strumento fondamentale nel nostro arsenale contro l’inquinamento da PFAS. Ad oggi, infatti, la rimozione di questi inquinanti dall’ambiente avviene principalmente tramite metodi fisici (come la filtrazione) che, sebbene efficaci, sono costosi e non privi di limiti.

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