L’enigma di Mohenjo-daro e dei suoi scheletri rischia di scomparire in soli 20 anni
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Migliaia di anni fa, la misteriosa città di Mohenjo-daro è stata la dimora di una civiltà sconosciuta, molto prospera, e decisamente avanzata rispetto al tempo in cui è esistita. Ma gli archeologi lanciano l’allarme: senza un piano di soccorso urgente, Mohenjo-daro rischia di scomparire entro i prossimi 20 anni.

Quando nel 1922 furono rinvenute le antiche rovine di Mohenjo-daro nell’attuale Pakistan, la portata della scoperta non fu subito compresa dai ricercatori.
Risalente al 4° millennio a.C., Mohenjo-daro è ritenuta una delle città più antiche del mondo, realizzata da una civiltà capace di rivaleggiare tranquillamente con quelle dell’antica Mesopotamia e dell’Egitto faraonico.
Situata sulla riva destra del fiume Indo, nell’attuale regione pakistana del Sindh, Mohenjo-daro rappresenta un grande enigma archeologico, in quanto mostra segni di una civilizzazione estremamente avanzata per una città sorta durante l’Età del Bronzo.
La città è divisa in due settori: una cittadella e una città bassa. Sulla cittadella si trova un struttura in mattoni cotti a forma di vasca, soprannominata il Grande Bagno, mentre la città mostra un eccezionale livello di pianificazione e di ingegneria civica. Le abitazioni erano provviste di servizi igienici e le acque reflue venivano raccolte in fogne coperte che correvano lungo il centro delle strade.
Cisterne finemente realizzate a forma di cuneo garantivano la fornitura pubblica di acqua potabile. Questi accorgimenti urbanistici, oltre a garantire la salubrità dei luoghi e la buona salute dei cittadini, rappresentano un vero enigma per gli archeologi contemporanei, in quanto è davvero difficile spiegare come sia possibile che una civiltà dell’Età del Bronzo possa aver realizzato infrastrutture così raffinate.
Le realizzazioni idriche di Mohenjo-daro sono molto più avanzate di quelle degli antichi egizi, i quali raccoglievano l’acqua manualmente dal fiume Nilo, e anticipano di almeno 2 mila anni quelle che sarebbero state le famose opere idrauliche dell’Impero Romano.
Ma non è solo questo a rendere Mohenjo-daro unica nel suo genere. Secondo le stime dei ricercatori, al massimo del suo splendore, la città raccoglieva circa 70 mila abitanti, una vera metropoli per l’epoca.
I numerosi reperti portati alla luce nel corso degli anni hanno rivelato anche la complessità culturale e sociale degli abitanti di Mohenjo-daro.
Nonostante non si sia ancora riusciti a decifrare la sua antica scrittura, alcuni sigilli intagliati alludono a un sistema di riscossione delle entrate, mentre il ritrovamento di pezzi simili a quelli degli scacchi rivelano la complessità intellettuale dei giochi amati dalla popolazione.
Tutti i ritrovamenti confermano l’impressione che Mohenjo-daro sia stata una città molto in anticipo sui tempi, ospitando una delle civiltà più evolute di tutta l’Età del Bronzo.
Ma che fine hanno fatto i suoi abitanti?
L’elevata complessità urbanistica e sociale non rappresenta l’unico mistero che riguarda Mohenjo-daro. In realtà, intono al 1300 a.C., questa enigmatica civiltà svanì letteralmente nel nulla, abbandonando la città al suo inesorabile destino.
I ricercatori hanno avanzato diverse ipotesi sulle ragioni che spinsero all’abbandono della città. Alcuni ipotizzano che siano stati i cambiamenti climatici, oppure l’assottigliamento degli scambi commerciali. Altri, invece, hanno ipotizzato che Mohenjo-daro sia stata abbandonata a causa della variazione del corso di un fiume.
Ma alcune interessanti scoperte archeologiche potrebbero gettare nuova luce su ciò che è realmente accaduto a una delle civiltà antiche più avanzate del mondo. Già alcune teorie alternative avevano suggerito che a Mohenjo-daro fosse successo qualcosa di molto grosso.
Una delle stranezze che caratterizza Mohenjo-daro è il fatto che non esistono tombe. Durante gli scavi del 1922, dei 70 mila abitanti, gli archeologi scoprirono solo 44 scheletri di uomini, donne e bambini distesi al suolo, come se avessero subito una morte improvvisa, senza rendersi conto di ciò che stava accadendo. Nel sito non furono trovate armi, e nessuno dei corpi mostrava ferite prodotte da armi da guerra.
Analisi recenti sembrano aver mostrano che buona parte degli scheletri è caratterizzata da tracce di carbonizzazione e calcinazione, come se fossero stati esposti ad un intensa fonte di calore. Inoltre, i mattoni trovati tra le rovine della città mostrano segni di fusione da temperature estreme; campioni di roccia, vasellame e monili mostravano fenomeni di vetrificazione, effetti simili a quelli registrati dopo un’esplosione nucleare.
Secondo Enrico Baccarini, che scrive un esauriente resoconto per Mistero Bufo, nessun fenomeno naturale può spiegare quei ritrovamenti, nè un intervento umano sembra in grado di poter generare una tale distruzione, a meno che Mohenjo-daro non sia stata realmente investita da un’onda energetica oltre 4 mila anni fa.
