domenica, Ottobre 19

Oltre 160 anni di osservazioni dell’Osservatorio Vesuviano durante il monitoraggio sismico del Vulcano di Napoli

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di Flora Giudicepietro e Patrizia Ricciolino
ingvvulcani.wordpress.com

Il Vesuvio incornicia il Golfo di Napoli costituendo un elemento paesaggistico di grande suggestione e bellezza (Figura 1). Lโ€™interesse storico-naturalistico che da sempre suscita questo vulcano lo rende meta di un continuo flusso di turisti, che ogni anno, numerosissimi, visitano la zona del cratere. Ma il Vesuvio รจ anche un vulcano ad alto rischio a causa del suo stile eruttivo altamente esplosivo e della elevata densitร  abitativa delle aree circostanti. Lโ€™urbanizzazione intorno al Vesuvio รจ iniziata in tempi molto antichi e lโ€™impatto delle eruzioni sulle attivitร  umane รจ stato grave, come testimoniano le rovine dellโ€™antica Pompei, distrutta dallโ€™eruzione pliniana del 79 d.C.. Per queste ragioni, il Vesuvio รจ stato anche uno dei primi vulcani ad essere equipaggiato con strumenti di monitoraggio.

01_vesuvio_tramonto_smallFigura 1 โ€“ Il Vesuvio al tramonto visto dal lungomare di Napoli.

Pioneristiche misure strumentali sono iniziate nella prima metร  dell โ€˜800, quando รจ stato fondato lโ€™Osservatorio Vesuviano (1841). Presso la sede dellโ€™Osservatorio Vesuviano, a circa 600 metri di quota sul Vesuvio (Figura 2) nel 1856, fu installato il primo strumento sismometrico, nel sito che tuttora ospita una stazione sismica (OVO). In quel periodo, il Vesuvio era molto attivo e le sue eruzioni effusive ed esplosive spesso causavano danni alle aree circostanti. Allo stesso tempo, lโ€™attivitร  eruttiva del Vesuvio era unโ€™attrazione turistica che attirava viaggiatori da tutto il mondo.

02_vista_ov_smallFigura 2 โ€“ Il Gran Cono del Vesuvio (sulla destra in alto), Colle Umberto (al centro) e parte del Monte Somma (sulla sinistra) visti dalla terrazza della sede storica dellโ€™Osservatorio Vesuviano, primo avamposto dโ€™osservazione del Vesuvio e primo osservatorio vulcanologico del mondo.

Lโ€™innovativo strumento, definito sismoscopio (Figura 3), progettato e realizzato da Luigi Palmieri, direttore dellโ€™Osservatorio Vesuviano dal 1855 al 1896, non registrava il sismogramma del terremoto ma il tempo dโ€™inizio e la durata delle vibrazioni. La registrazione era realizzata attraverso la chiusura di un circuito elettrico secondo un principio di funzionamento simile a quello del telegrafo. Questo sismoscopio, di moderna concezione e altamente tecnologico per lโ€™epoca, fu acquistato dal Giappone che alla fine del XIX secolo iniziava a sviluppare un approccio scientifico al problema dei terremoti e delle eruzioni vulcaniche, problema, come รจ noto, di grande impatto sociale nel Paese del Sol Levante.

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Figura 3 โ€“ Lโ€™originale sismoscopio di Luigi Palmieri, restaurato e conservato nel museo dellโ€™Osservatorio Vesuviano. A sinistra lโ€™apparato di registrazione, a destra i sensori.

Per la prima volta, il sismoscopio di Luigi Palmieri ha registrato i precursori sismici delle eruzioni, in particolare delle eruzioni del Vesuvio del 1861, 1868 e 1872. Questo strumento รจ oggi conservato nel museo dellโ€™Osservatorio Vesuviano (Figura 3).

In oltre 160 anni di osservazioni, almeno 12 eruzioni si sono verificate al Vesuvio mentre una persistente attivitร  intracraterica, con esplosioni stromboliane e formazione di piccoli laghi di lava allโ€™interno del cratere del Gran Cono, ha caratterizzato lโ€™attivitร  eruttiva di fondo.

Lโ€™ultima eruzione si รจ verificata il 18 marzo 1944. La sismicitร  del Vesuvio prima e durante questa eruzione รจ stata registrata da strumenti ormai piรน moderni rispetto al sismoscopio di Luigi Palmieri e ha permesso di segnalare in anticipo lโ€™imminenza dellโ€™eruzione e di seguirne lโ€™evoluzione. Lโ€™allora direttore, Giuseppe Imbรฒ, ha studiato attentamente lโ€™evento, nonostante lโ€™Osservatorio Vesuviano fosse in quellโ€™epoca occupato dalle forze alleate che erano entrate nel sud Italia nelle fasi finali della seconda guerra mondiale.

Lโ€™eruzione del 1944 ha segnato… L’ARTICOLO CONTINUA QUI

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