Ecco come le rocce registrano le inversioni del campo magnetico terrestre
Ecco come le rocce registrano le inversioni del campo magnetico terrestre
di Andrea Corigliano – Fisico dell’Atmosfera
Il campo magnetico della Terra non è sempre rimasto uguale a sé stesso. Nel corso di milioni di anni la sua polarità si è invertita più volte: ciò che oggi chiamiamo “Nord magnetico” in passato è stato Sud, e viceversa.Queste inversioni non lasciano tracce visibili sulla superficie, ma sono registrate nelle rocce, soprattutto in quelle sedimentarie e vulcaniche che contengono minuscoli minerali magnetici.

Quando i sedimenti si depositano sul fondo di un antico mare, oppure quando una colata lavica si raffredda, questi minerali si orientano secondo il campo magnetico presente all’epoca, conservandone nel tempo la direzione e la polarità.Analizzando queste “impronte magnetiche”, i geologi ricostruiscono la scala magnetostratigrafica, una sorta di cronologia naturale basata sulle inversioni del campo. È uno strumento fondamentale per datare le rocce, sincronizzare successioni geologiche lontane tra loro e leggere la storia profonda del pianeta con una precisione sorprendente.Proprio in Italia, e in particolare nell’Appennino Umbro-Marchigiano, affiorano alcune delle successioni più complete e continue al mondo.
Qui, le inversioni magnetiche sono registrate in sequenze rocciose che raccontano milioni di anni in pochi metri di parete.Su queste successioni il Gruppo di Paleomagnetismo dell’INGV ha condotto studi dettagliati che hanno permesso di identificare una serie di inversioni di polarità e contribuire così alla definizione di importanti limiti della scala del tempo geologico.Nella foto (di L. Sagnotti) un momento del campionamento di rocce sedimentarie a Gubbio, uno dei luoghi simbolo per la ricerca paleomagnetica.