Un’eruzione vulcanica finora ignorata potrebbe aver favorito lo scatenarsi della peste nera

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Un’eruzione vulcanica finora ignorata potrebbe aver favorito lo scatenarsi della peste nera

La terribile pandemia devastò l’Europa nel XIV secolo e ancora oggi scienziati e storici stanno cercando di capire come possa essere diventata così letale
di Meghan Bartels/Scientific American
tratto da www.lescienze.it

Incisione del 1877 basata su un dipinto che raffigura la devastazione causata dalla peste nera a Firenze, Italia, nel 1348 (©DEA/Biblioteca Ambrosiana via Getty Images)
Incisione del 1877 basata su un dipinto che raffigura la devastazione causata dalla peste nera a Firenze, Italia, nel 1348 (©DEA/Biblioteca Ambrosiana via Getty Images) 

La famigerata peste nera – una pandemia che uccise da un terzo alla metà degli europei in pochi anni – potrebbe essere stata favorita nella sua devastazione da un’eruzione vulcanica sconosciuta.

Questa è l’ipotesi presentata in una ricerca pubblicata il 4 dicembre su “Communications Earth & Environment”, secondo cui l’eruzione avrebbe innescato diverse stagioni di instabilità climatica e fallimenti dei raccolti. Questa instabilità, a sua volta, ha costretto diversi Stati italiani a importare scorte di grano da nuove fonti, in particolare dalle regioni circostanti il Mar Nero. Secondo i ricercatori, a bordo di questi depositi di grano c’erano pulci infettate da Yersinia pestis, il batterio che causa la peste.

Martin Bauch, storico dell’ambiente e del Medioevo presso l’Istituto Leibniz per la storia e la cultura dell’Europa orientale in Germania, studia le carestie storiche. Esaminando i documenti storici, ha notato una carestia particolarmente grave iniziata nell’Italia nord-occidentale alla fine del 1345, in seguito a forti piogge. Nel giro di soli due anni era iniziata la peste nera, per cui era curioso di sapere se ci fosse un collegamento.

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L’analisi dei registri sul commercio del grano suggerì che alcune città italiane avevano esaurito le loro scorte alimentari tipiche, costringendole a importare grano dalla regione del Mar Nero. Anche se questa misura ha mantenuto la popolazione nutrita, potrebbe aver introdotto la peste nera in Europa come accompagnamento da incubo, suggeriscono Bauch e il suo coautore.

I ricercatori hanno analizzato i dati degli anelli degli alberi di tutta Europa per esaminare in che modo le temperature fluttuarono nel secolo precedente alla peste nera, per comprendere meglio le massicce piogge che Bauch aveva visto citate nei registri. Poi hanno consultato gli studi di altri scienziati sulle carote di ghiaccio polari, alla ricerca di segni di eruzioni vulcaniche che iniettano zolfo in alta quota nell’atmosfera, dove possono influenzare i climi lontani dal vulcano stesso, cambiando anche i modelli di pioggia. In questo caso si è distinta una potente eruzione del 1345. L’eruzione in sé rimane misteriosa.

I ricercatori sospettano che sia avvenuta relativamente vicino all’equatore perché i suoi detriti sono visibili nelle calotte di ghiaccio di entrambi i poli. Ma ci vorrà un ulteriore lavoro per identificare il colpevole.

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“Nessuno considera questa eruzione particolarmente interessante”, sottolinea Bauch. “Speriamo che le cose cambino.”

Un tempo gli storici ritenevano che la peste fosse stata portata in Italia da marinai in fuga da una battaglia in Oriente, ma questa teoria è crollata negli ultimi anni. Nel frattempo, i ricercatori hanno scoperto prove sempre più evidenti che la malattia circolava in Asia nei decenni precedenti l’inizio della peste nera, ponendo le basi per la pandemia.

“Niente di tutto ciò sarebbe potuto succedere senza che prima fossero accadute molte altre cose”, afferma Monica Green, storica della medicina che lavora molto sulla peste e sulla peste nera e che non è stata coinvolta nella nuova ricerca. Anche senza l’identificazione di un’eruzione particolare, la nuova ricerca offre un’ipotesi interessante, afferma Henry Fell, ecologo delle malattie che studia la peste all’Università di Nottingham e l’Università di York, entrambe nel Regno Unito, non coinvolto nella nuova ricerca

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“Spesso si discute del clima quale fattore trainante della peste nera; tuttavia, quale sia il meccanismo che lega il clima alla peste è relativamente difficile da decifrare”, afferma.

Questo perché la peste è un sistema patologico intricato, con persone, batteri, pulci e diverse specie di roditori che interagiscono nel tempo e nello spazio. Anche se studiosi di ogni genere hanno speso moltissimo tempo a lavorare per comprendere le cause della peste nera, il nuovo studio sottolinea come la ricerca non sia ancora completa. E rimane fondamentale anche oggi, sia perché la peste rimane in circolazione in alcune zone del mondo, sia perché il COVID ci ha ricordato il prezzo delle pandemie.

“Dobbiamo comprendere meglio le pandemie”, conclude Green. “È un po’ un imperativo morale.”

(L’originale di questo articolo è stato pubblicato su “Scientific American”. Traduzione ed editing a cura di “Le Scienze”. Riproduzione autorizzata, tutti i diritti riservati.)

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