La primavera è appena iniziata ma per il Po la siccità è paragonabile a fine agosto

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La primavera è appena iniziata ma per il Po la siccità è paragonabile a fine agosto

Coldiretti: «La mancanza di acqua rappresenta la condizione meteo più rilevante per l’agricoltura italiana, con un danni stimati in media in un miliardo di euro all’anno»
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L’estate è ben lontana dall’arrivare, ma la siccità si è portata avanti tanto che è già allarme per il Po, il più grande fiume italiano: l’associazione nazionale che riunisce i Consorzi di bonifica (Anbi) mostra «livelli idrometrici con punte inferiori di portata fino al 45% rispetto alla media  ed una situazione complessiva,  che attesta il fiume Po, in questi primi giorni di primavera, a quote del tutto simili a quelle riscontrabili alla fine del mese di agosto».

Secondo Anbi le temperature e la persistente assenza di precipitazioni consistenti disegnano un quadro preoccupante, soprattutto se si considera che anche il grosso del prelievo dell’irrigazione a beneficio delle colture della Pianura padana è soltanto all’inizio della stagione. Per i Consorzi di bonifica questo è un andamento, che non stupisce, se raffrontato a quanto accaduto negli ultimissimi anni, ma che si scosta drasticamente col passato a dimostrazione del mutamento dei fenomeni, della loro tempistica e delle loro ripercussioni.

«Sperando in piogge che possano arrivare a colmare il gap esistente – commenta Meuccio Berselli, segretario generale dell’Autorità distrettuale del fiume Po – serve mettere in campo tutte le strategie possibili per riuscire a contrastare la carenza prolungata di risorsa idrica, una risorsa indispensabile per i territori, gli equilibri ambientali, l’economia agroalimentare, la biodiversità».

Perché i rischi legati alla crisi climatica in corso, come sempre, non riguardano “solo” l’ambiente: l’ambiente siamo anche noi. E non a caso la Coldiretti segnala che gli agricoltori sono già dovuti ricorrere alle irrigazioni di soccorso in tutto il nord Italia dal Piemonte all’Emilia Romagna, dal Veneto fino alla Lombardia.

«L’aumento degli eventi climatici estremi – continua la più grande Confederazione degli agricoltori in Italia – con sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense ed il rapido passaggio dal maltempo alla siccità ha modificato soprattutto la distribuzione sia stagionale che geografica delle precipitazioni. La mancanza di acqua rappresenta la condizione meteo più rilevante per l’agricoltura italiana con un danni stimati in media in un miliardo di euro all’anno soprattutto per le quantità e la qualità dei raccolti. Nonostante i cambiamenti climatici l’Italia resta un Paese piovoso con circa 300 miliardi di metri cubi d’acqua che cadono annualmente dei quali purtroppo appena l’11% viene trattenuto».

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